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Curiosità

Doppia nevicata nel deserto in 50 anni: per la Bibbia segno della fine del mondo

Ricollegandosi ad alcune parole profetiche di Isaia riportate nella Bibbia, alcuni credenti sono convinti che la doppia nevicata avvenuta nel deserto sia il segno della fine dei tempi: vediamo nel dettaglio

“Il deserto arido gioirà, il deserto si rallegrerà e fiorirà come una rosa” (Isaia 35, 1): con questi versi il profeta ebreo Isaia preannunciava quella che sarebbe stata, secondo lui, la fine definitiva del mondo. Proprio domenica scorsa, per la prima volta in 50 anni, la neve è caduta in due differenti deserti, uno in Algeria e l’altro in Arabia Saudita. Questo evento insolito è stato considerato dai credenti come una palese dimostrazione di quanto profetizzò Isaia in merito alla fine del mondo: se poi il tutto accade nel pieno di una pandemia globale e in una crisi socio politica senza precedenti, rende il tutto più inquietante.

La doppia nevicata legata alla profezia?

Domenica ha nevicato nella provincia di Asir, in Arabia Saudita, ed erano più di 50 anni che non accadeva un evento climatico di questo tipo. Secondo quanto riportato dai media locali, le temperature sono scese al di sotto dei -2°. Mercoledì scorso, invece, anche la città algerina di Ain Sefra era stata imbiancata dalla neve, proprio nel deserto noto come “la porta del Sahara”. Nelle ultime invernate questa regione particolarmente secca era stata interessata da fenomeni del genere, ma prima di allora non era accaduto per 37 anni.

Nonostante in tutto il mondo quest’anno si stiano registrando temperature bassissime come non accadeva da anni, secondo alcuni questi fenomeni sarebbero da attribuire alla profezia di origine biblica, come riportato da Israel365 News. Stando alla visione della Bibbia, la presenza anomala della neve in zone tipicamente aride e molto secche sarebbe uno degli indicatori della fine del mondo. In un’altra interpretazione maggiormente ottimistica, però, Isaia parla delle neve come buon auspicio che indicherebbe il perdono di Dio (1,18).

Martina De Marco

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