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Esteri

Coronavirus e karma: diventa tutta blu e muore la killer contraria alle protezioni

L’assassina 55enne Angela Burkitt si era rifiutata di utilizzare dispositivi di protezione e ha voluto continuare a lavorare nonostante avesse l’epatite C ed alcuni problemi polmonari

E’ diventata totalmente blu prima di morire a causa del Covid-19 Angela Burkitt, la 55enne condannata nel 2017 all’ergastolo dopo aver ucciso la sua vicina di casa Joanne Hemingway. La donna, lavorando presso ‘HMP New Hall, un istituto carcerario nel West Yorkshire, aveva contratto ad aprile il covid-19.

Si era rifiutata di proteggersi più volte

Secondo il rapporto del Prison and Probation Ombudsman, la Burkitt nonostante le raccomandazioni si è sempre rifiutata di proteggersi durante il lockdown, continuando a lavorare come addetta alle pulizie in un braccio della prigione. In barba alle indicazioni e i suggerimenti che le avevano dato, la donna non è voluta stare ferma durante il lockdown, dicendo agli ufficiali che voleva continuare a lavorare per la sua salute mentale.

Dal rapporto è emerso che la 55enne soffriva già di epatite C e di BroncoPneumopatia Cronica Ostruttiva: quando ad aprile era stata visitata da un’infermiera la donna aveva febbre, tosse, battiti accelerati e mancanza di respiro. Dopo alcuni esami le era stata diagnosticata un’infezione al torace, ma la Burkitt ha continuato ad entrate in contatto con la popolazione carceraria. Le sue condizioni di salute sono continuate a peggiorare fino a quando la donna non è stata condotta dal medico in condizioni già gravissime, con un colorito cianotico. La donna, mentre era ricoverata, ha spesso rifiutato terapie più forti e a volte i farmaci. Nel rapporto, dal quale emerge che il personale sanitario ha fatto di tutto per offrire le cure alla donna per salvarla, è stato specificato “riteniamo che la prigione avrebbe dovuto agire prima per isolare la signora Burkitt quando ha mostrato i sintomi del Covid-19, al fine di ridurre il rischio che lei infettasse altri prigionieri e personale”.

Martina De Marco

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