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Negli animali altri 850.000 virus potenzialmente infettivi: “Cambiare tutto o avremo altre pandemie”

Potrebbero esserci fino a 850.000 virus non scoperti potenzialmente infettivi per gli esseri umani.

E’ quanto emerge in un report della Piattaforma intergovernativa di politica scientifica sulla biodiversità e i servizi ecosistemici (IPBES), che lancia l’allarme: senza un serio intervento di protezione della fauna selvatica, saranno inevitabili pandemie anche più mortali del Covid-19.

Il coronavirus, che si ritiene si sia diffuso dagli animali all’uomo in un mercato umido a Wuhan, in Cina, alla fine dello scorso anno, è solo un esempio di una malattia zoonotica con conseguenze devastanti.

Il rapporto, redatto da 22 esperti, stima che ci siano tra 540.000 e 850.000 virus attualmente non scoperti negli uccelli e nei mammiferi che hanno o potrebbero sviluppare la capacità di infettare gli esseri umani.

Al momento, ogni anno nell’uomo stanno emergendo più di cinque nuove malattie, che potrebbero trasformarsi in una pandemia: lo riporta il Daily Star Online.

Ma piuttosto che reagire all’emergere di malattie zoonotiche (ovvero in grado di passare da una specie a un’altra) con misure di salute pubblica, la nostra risposta dovrebbe concentrarsi sulla riparazione del nostro rapporto distruttivo con gli animali e la natura.

Gli esperti chiedono la fine dello sfruttamento insostenibile dell’ambiente, compresa la deforestazione, l’agricoltura intensiva e il commercio e il consumo di specie selvatiche.

Tassare la produzione di carne e mangiarne meno

La pratica di mangiare animali selvatici, comune in Cina e in altri paesi, ha portato a “quasi tutte le pandemie”, afferma il rapporto, poiché aumenta il contatto fisico tra gli esseri umani e gli animali che possono essere portatori di malattie zoonotiche, come ad esempio i pipistrelli.

In seguito alla pandemia di coronavirus, il governo cinese ha represso il commercio, vietando la vendita di animali selvatici a livello nazionale.

Se il resto del mondo seguisse l’esempio, eliminerebbe i focolai di infezione come i mercati umidi che forniscono l’ambiente perfetto per il trasferimento delle malattie dagli animali all’uomo.

Altre misure raccomandate nel rapporto includono la tassazione della produzione di carne e bestiame e maggiori sforzi per la conservazione dell’ambiente, oltre ad incoraggiare le persone a mangiare meno prodotti animali.

Misure che costerebbero dai 35 ai 50 miliardi di euro all’anno: sembra una cifra molto grande, ma è solo una piccola parte della spesa che devono affrontare i governi mondiali per combattere le pandemie come il Covid-19.

 

Roberto Naccarella

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