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Esteri

Vendetta per droga: stuprarono e seppellirono viva una 16enne, il responsabile condannato a morte

Il giudice che si occupò della vicenda, Tanya Chutkan, tentò in ogni modo di sospendere il procedimento giudiziario poiché l’assassino venne discriminato da una giuria di soli bianchi

A distanza di ben 26 anni arrivano risposte per la famiglia di Lesa Rene, la 16enne che nel 1994 venne rapita e uccisa brutalmente. Orlando Hall, 49 anni,ndopo un iter giudiziario lungo e tortuoso, nella giornata di ieri è stato condannato a morte con iniezione legale alle 23.47 ora locale, dopo la conferma della condanna per il suo ruolo nel rapimento e nell’uccisione della giovane Rene nel ’94, di cui non fu l’unico responsabile.

La terribile morte di Lesa, che era innocente

Il rapimento di Lesa Rene venne architettato e messo in atto da cinque uomini che sospettavano che i fratelli della vittima, che erano degli spacciatori, li avessero rubato dei soldi in Texas. I rapinatori, fra cui Hall, decisero allora di vendicarsi prendendo la sorellina:  dopo essersi recati nello stato del Texas per affrontare i due fratelli spacciatori, portarono via Lesa in Arkansas, dove venne violentata, picchiata con una pala e sepolta viva.

Il complesso iter giudiziario

La Corte Suprema ha ribaltato la richiesta del giudice distrettuale Tanya Chutkan di sospendere l’esecuzione in seguito alle affermazioni secondo cui Hall, che è afroamericano, era stato discriminato razzialmente da una giuria di soli bianchi. Gli avvocati dell’uomo hanno infatti mosso la mozione di accusa contro la corte per violazione di una legge federale, affermando che una giuria di soli bianchi non potesse essere imparziale nel decidere della vita di Hall, che è afroamericano. Ma non solo: l’esecuzione è stata bloccata in quanto la precedente sentenza bloccava l’iter affermando che la somministrazione sodio pentobarbital senza prescrizione fosse illegale. 

Tre degli uomini coinvolti negli orribili crimini avevano concordato un patteggiamento per testimoniare contro Hall e un quinto uomo, e da allora sono stati tutti rilasciati. La famiglia della vittima, dopo il travagliato percorso di sofferenza, ha dichiarato: “Oggi segna la fine di un capitolo molto lungo e doloroso della nostra vita. Io e la mia famiglia siamo molto sollevati che tutto questo sia finito”. 

 

 

Martina De Marco

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