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Curiosità

San Gennaro, il sangue non si scioglie: è davvero segno di sciagura?

Che questo 2020, sia un anno davvero particolare a causa di tutto quello che sta accadendo, è ormai assodato. A chiudere un anno non proprio esemplare, si aggiunge quello che sembra non preannunciare nulla di buono, o almeno questo è quello che pensano i più devoti, fortemente legati alla credenza del “miracolo” del sangue di San Gennaro“.

Per i napoletani, San Gennaro rappresenta uno dei santi più amati, tanto da essere stato eletto come protettore della città, dopo averla salvata da pestilenze ed eruzioni del Vesuvio. Secondo la tradizione, il sangue del martire, si sarebbe sciolto per la prima volta, durante il trasferimento delle sue spoglie, dall’Agro Marciano, luogo in cui era sepolto a Napoli. Trasferimento avvenuto durante il periodo di Costantino I.

Da quel momento, il miracolo del sangue di San Gennaro si compierebbe tre volte l’anno: il sabato precedente la prima domenica di maggio,il 19 settembre e per tutta l’ottava delle celebrazioni in onore del patrono e infine, il 16 dicembre. Ebbene, nella giornata di ieri,  sembrerebbe che la liquefazione del sangue del santo della città di Napoli, non sia avvenuta.

Il precedente avvenuto nel lontano 1835, segno di sciagura e catastrofe preannunciata

Per molti l’evento, rappresenta segno di disastro e sciagura. L’anno sembra quindi chiudersi senza il “miracolo“. Ma perché, per i più devoti, quanto successo rappresenta segno di catastrofe? Ripercorriamo un attimo quanto accaduto nell’anno 1835. Anche in quella circostanza infatti, il sangue di San Gennaro, nella data del 16 dicembre, non si sciolse.

Un brutta avvisaglia, intervallata da un terremoto, avvenuto due mesi prima in Calabria, nella quale persero la vita 120 persone e che preoccupo molto, il re Ferdinando II di Borbone, che era in attesa dopo tre anni di matrimonio con la moglie Maria Cristina di Savoia, del suo possibile erede.

Il 1836, anno che seguì il mancato miracolo, fu infatti segnato dall’arrivo dell’epidemia di colera, conosciuta anche come “morbo asiatico“, che stava già mietendo numerose vittime in tutta l’Europa già da quattro anni. L’epidemia di colera a Napoli, provoco oltre cinquemila morti nella prima ondata, per poi ripetersi dopo una pausa, con una seconda ondata nel 1837, che provoco la morte di altre tredicimila vittime e più.

Una coincidenza bizzarra, considerando che il 1836 fu un anno bisestile, proprio come il nostro 2020. Un presagio definito da molti quasi funesto, che vede la chiusura del terribile anno con il “sangue solido“.

Marisa Pettinato

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