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Curiosità

Pompei, torna alla luce un “bar”: rinvenuti insulti omofobi e recensioni ante litteram

A quanto pare le recensioni negative ai ristoratori e i commenti omofobi non sono un fenomeno strettamente moderno, e i nuovi graffiti ritrovati su una vecchio “bar” di Pompei ne sono la conferma

Nuove, interessantissime scoperte storico-sociologiche quelle fatte a Pompei, dove grazie agli scavi realizzati nel Parco Archeologico è tornata alla luce una bottega di “street food” ante litteram ; ma l’aspetto di maggior rilievo, quanto mai utile per comprendere le dinamiche sociali della città dell’evo antico, sono i graffiti omofobi rinvenuti sul Thermopolium , in sostanza una bottega di alimentari con annesso street food.

Insulti omofobi e recensioni cattive ante litteram

A comunicare ufficialmente le scoperte rinvenute è Massimo Osanna , direttore del Parco Archeologico, il quale ha specificato che il Termopolio, rinvenuto nel 2019 ma riportato alla luce oggi, si potrebbe classificare come un effettivo bar o antica bottega di street food . I ricercatori sono giunti a tali conclusioni dopo aver individuato nei graffiti della stanza e su quelli del bancone raffigurazioni simboliche di alimenti e bevande consumate all’epoca , come vino, ” impiego congiunto di mammiferi, uccelli, pesce e lumache nella stessa pietanza” , come specifica l’archeozoologa Chiara Corbino, legumi e altro. Durante gli scavi sono stati rinvenuti anche, oltre che a raffigurazioni animali, anche residui di cibo ossa di animali edue vittime dell’eruzione vulcanica del 79 dC : si tratterebbe di un anziano rimasto bloccato nel retrobottega e, probabilmente, di un ladro o un fuggiasco affamato, entrato per racimolare qualcosa da mangiare e sorpreso dai vapori ardenti con in mano il coperchio della pentola che aveva appena aperto “, ha spiegato Osanna.

Ma uno degli aspetti assolutamente inediti dello scavo è stato il ritrovamento di una “recensione” negativa alla locanda stile TripAdvisor ante litteram , che consiste in un insulto omofobo nei confronti del gestore della bottega , attribuito a uno schiavo greco liberato chiamato Nico “NICIA CINAEDE CACATOR “ , recita la scritta. Ciò che ha fornito una connotazione omofoba alla scritta è utilizzato del termine “cacator” , che deriva dal greco antico “katamite” : i “cacatori” o “catamiti” erano all’epoca ragazzi in età puberale che fornivano piaceri sessuali a uomini più anziani, chiamati pederasti, ma attenzione: nell’antica Grecia prima ea Roma poi, la pederastia non è classificabile come vera e propria pedofilia, in quanto era una relazione fortemente ritualizzata , codificata e soprattutto socialmente accettata fra due uomini di età differenti, come in questo caso . L’usanza era propria anche degli stessi imperatori: Nerone, ad esempio, si innamorò in modo così tanto di uno dei suoi schiavi, Sporo, che decise di castrarlo e prenderlo in moglie.

 

Martina De Marco

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