I prossimi due anni di Joe Biden si scrivono in Georgia: le ragioni della debacle Repubblicana

Il 4 Novembre scorso, assieme al Presidente, gli americani hanno votato sia il rinnovo di tutta la Camera dei Rappresentanti (che viene eletta ogni due anni) sia quello di un terzo del Senato (eletto anch’esso ogni due anni ma a rotazione: ogni senatore resta in carica sei anni).

La Georgia che conclusosi lo scrutinio, un po’ a sorpresa, a novembre si era tinta del blu dei democratici, ha votato il 5 gennaio per il ballottaggio (previsto dalla legge statale) di entrambi i suoi senatori.

L’elezione è fondamentale per i Dem che, oltre alla Casa Bianca, controllano la Camera (222 contro 211) mentre al Senato, al momento, dispongono di soli 48 Senatori contro i 50 repubblicani: avrebbero quindi proprio bisogno di questi due seggi per ottenere una maggioranza risicata (difatti, per molte votazioni, in caso di parità è il Vicepresidente che esprime il voto determinante).

Uno dei seggi è già stato assegnato dallo scrutinio e andrà al Democratico Raphael Warnock che ha sconfitto per 55mila voti (su quasi 4 milioni e mezzo) la Senatrice uscente Kelly Loeffler (R). La miliardaria Loeffler era stata nominata pro tempore dal Governatore Brian Kemp come sostituta del predecessore dimessosi prima della fine del mandato ed è questo il motivo della particolare coincidenza elettorale: in genere non si eleggono lo stesso anno entrambi i senatori di uno Stato.

Per Warnock, pastore afroamericano della Ebenezer Baptist Church di Atlanta (la stessa che fu di Martin Luther King), si tratta della prima esperienza politica e se è vero che dovrà di nuovo confrontarsi con le urne tra due anni (la scadenza dell’originario mandato) ha già un primato: è il primo senatore afroamericano eletto dalla Georgia.

L’altro seggio che darà invece un mandato pieno è invece ancora* “too close to call”, termine che, come sapranno i nottambuli appassionati di Elezioni USA, indica un margine troppo sottile di voti per dichiarare già un vincitore. In lieve vantaggio (meno di 20mila voti) c’è il trentatreenne Democratico Jon Ossoff che ha sfidato il Repubblicano uscente David Perdue. La campagna elettorale ha raggiunto momenti di notevole tensione soprattutto quando Ossoff ha accusato Perdue di aver sfruttato le informazioni sulla Pandemia derivanti dalla sua posizione in Senato per fare insider trading.

Per concludere, anche se il risultato non è ancora certo, c’è già chi (come da post su Twitter in coda) prova a spiegare i motivi della rimonta Democratica: le numerose accuse fatte in queste settimane dal Presidente Donald Trump su presunte frodi e brogli potrebbero aver allontanato dalle urne i repubblicani più fedeli al Presidente, infatti, se nelle elezioni di novembre, le cosiddette “Jungle Primary”, la somma dei voti ricevuti dai vari candidati repubblicani era stata superiore a quella dei democratici, ieri non è stato lo stesso e l’affluenza è diminuita proprio nelle contee dove Trump era andato meglio.

*Al 6/01/2021, ore 20:00 [ora italiana].

Ramon Rosi

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