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Esteri

Luca Ventre, il caso dell’italiano morto dopo aver chiesto asilo all’Ambasciata italiana a Montevideo

S’indaga ancora sulla morte di Luca Ventre dopo il suo ingresso all’Ambasciata italiana a Montevideo, il fratello chiede giustizia.

Ci sono ancora molte nubi sulla morte di Luca Ventre in Uruguay. Il 35enne italiano è entrato lo scorso 1 gennaio nell’ambasciata italiana a Montevideo scavalcando il cancello. Il giorno stesso è stato portato in ospedale ed è morto poco dopo. Inizialmente è stato comunicato che il giovane italiano era morto in seguito ad un malore avuto dopo aver scavalcato il cancello, ma in questi giorni sta emergendo una storia completamente diversa.

A cercare di fare luce su ciò che è successo a Luca è il fratello, il quale ha prima preso visione delle immagini delle telecamere di sicurezza e successivamente denunciato un presunto omicidio. Dalle immagini, infatti, si vede che due agenti della security lo immobilizzano a terra per 14 minuti. Dopo Luca viene trasportato per le ascelle e caricato a peso morto su un’auto per essere portato in ospedale. La Procura di Roma ha aperto un’inchiesta su quanto accaduto e si avvarrà dell’aiuto della Farnesina per cercare di capire cosa sia realmente successo dopo l’ingresso in Ambasciata del giovane italiano.

Luca Ventre, il fratello: “Era in pericolo di vita, voleva tornare in Italia”

Intervistato da Radio Capital, Fabrizio, il fratello di Luca, ha spiegato: “Quello che sappiamo è che era in pericolo di vita, chiedeva protezione e voleva tornare in Italia”. L’uomo non sa che tipo di pericolo corresse il fratello, ma dalle telefonate che gli aveva fatto il giorno prima dell’accaduto appariva chiara la sua determinazione a tornare in Italia. Successivamente gli viene chiesto cosa si vede nei filmati e in cosa differiscono le immagini rispetto a quanto dichiarato in un primo momento.

Fabrizio spiega all’intervistatore: “A differenza di quanto emergeva nel primo comunicato del 2 gennaio, in cui si diceva che aveva scavalcato ed era morto a causa di un malore conseguente allo scavalcamento, è stato torturato e massacrato da un poliziotto che gli ha tenuto per cinque minuti il braccio attorno al collo”. Successivamente aggiunge: “Lui entra in perfetta salute in ambasciata ed esce, alle 7.44,  a peso morto, trascinato dagli agenti”.

F.S.

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