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Interni

60mila riders da regolarizzare: dopo le proteste Just Eat ne assume 3mila

Dopo una lunga battaglia con i colossi del food delivery, i riders di Just Eat sono riusciti ad ottenere, seppur ancora parzialmente, un inquadramento contrattuale come dipendenti, ma per i sindacati non si raggiunge ancora il salario minimo

Grandi, importanti novità quelle che arrivano dal settore del food delivery.
I riders del colosso Just Eat, dopo una lunga battaglia, sono riusciti ad ottenere un effettivo inquadramento contrattuale, passando dal lavoro a ‘cottimo’ a quello come dipendenti veri e propri dei colossi del food delivery.

Il processo di miglioramento della sostenibilità di questo settore inizia con un’assunzione di 3mila riders da parte di Just Eat.
Intervistati da ‘La Repubblica’, i fattorini hanno espresso le loro opinioni su questa conquista, ma la strada da percorrere è ancora lunga.

LEGGI ANCHE => Riders in sciopero: è guerra contro i colossi del delivery

Dal ‘cottimo’ al contratto come lavoratori dipendenti: i diritti ottenuti

Fino ad oggi i riders lavoravano a ‘cottimo’, ossia una forma di retribuzione basata su quanto lavoro effettivamente si è fornito, per cui sulla base del numero di consegne effettuate.
Questa forma ‘contrattuale’ non garantiva in alcun modo i diritti minimi a cui ciascun lavoratore, a differenza del contratto da dipendenti;

Le conquiste più importanti ottenute sono state, in primis, il compenso minimo 7,50€ di base, con possibilità di richiedere ferie per maternità/paternità, idennità e assicurazione, di cui fino ad oggi sono tutti scoperti.

La Procura di Milano: “Dovete regolarizzare 60mila lavoratori”

Per giungere alla conquista dell’inquadramento contrattuale a tempo determinato dei riders è dovuta intervenire la Procura di Milano: quest’ultima ha invitato i colossi di Delivery a regolarizzare i loro 60mila lavoratori pena l’incappare in pesantissime sanzioni.
A tal proposito, il Procuratore capo Franceasco Greco ha dichiarato: “Non più schiavi, chiamiamoli cittadini”. 

Resta però ancora aperta la questione del salario minimo: come ha sottolineato la Uil, quella di 7 euro non è da considerarsi un importo il linea con i tabellari retribuitivi minimi.

 

Martina De Marco

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