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Esteri

“UE inchinata alle multinazionali del farmaco”: l’attacco dell’Eurodeputata della sinistra radicale

La sinistra radicale plaude al video dell’intervento della parlamentare europea di France Insoumise Manon Aubry, 31 anni e di nazionalità francese, che da poche ore circola sul web italiano.

Lo scorso 10 febbraio Aubry aveva rilasciato dichiarazioni taglienti al Parlamento europeo nei confronti della gestione Ue della pandemia e soprattutto della campagna di acquisto dei vaccini, con una bocciatura su tutta la linea dell’operato di Ursula von der Leyen.

L’eurodeputato, rivolgendosi alla presidente della Commissione Ue von der Leyen, ha evidenziato come “i grandi leader farmaceutici hanno stabilito la legge per lei”. 

Il punto chiave è la trasparenza: “Nessuna informazione sui negoziati nonostante le richieste del nostro Parlamento. Solo tre contratti resi pubblici, grazie alla pressione dei nostri cittadini, ma tutte le informazioni più importanti come prezzo, programma di consegna, o anche i dettagli delle clausole di responsabilità sono nascoste. Per gli altri contratti dovremo aspettare che i laboratori si degnino di pubblicarli perché sì, sono loro che decidono”, accusa Aubry.

Altre critiche arrivano quindi sulla gestione delle consegne dei vaccini e dei brevetti stessi: “Un pasticcio di ritardi e nessun programma rispettato senza alcuna sanzione, perché decidono i laboratori”, mentre i vaccini “sono stati resi possibili da miliardi di euro di denaro pubblico ma i brevetti rimangono proprietà esclusiva di big pharma. Di conseguenza, gli Stati non possono produrre su larga scala le dosi di cui il mondo ha così tanto bisogno”.

Le ammissioni sui ritardi dei vaccini da parte della Von der Leyen

Errori nella gestione della campagna di vaccinazione sono stati ammessi dalla stessa commissaria Von der Leyen.

Eravamo in ritardo con l’approvazione”, ha riconosciuto la presidente, ammettendo come l’Unione europea sia stata troppo ottimista “sulle capacità di produzione di massa. E forse eravamo anche troppo sicuri che gli ordini sarebbero stati effettivamente consegnati in tempo, senza ritardi”.

La gestione opaca e lenta dell’Europa ha spinto Austria, Danimarca e gli altri cosiddetti ‘first mover’ a non fare più affidamento sull’Unione Europea per i vaccini, virando su Israele, dove verranno prodotti i vaccini di seconda generazione per ulteriori mutazioni del coronavirus.

Proprio oggi pomeriggio, il presidente del Consiglio italiano, Mario Draghi, ha avuto pomeriggio una conversazione telefonica con la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Al centro dello scambio di vedute, informa una nota di Palazzo Chigi, è stato in particolare “l’obiettivo prioritario di un’accelerazione nella risposta sanitaria europea al Covid-19, soprattutto per quanto riguarda i vaccini”.

 

G.N.

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