Riaperture, è scontro fra Governo e Regioni, Draghi frena: “Programmiamo per quando sarà possibile”

Cambia il premier, ma non il rapporto con le regioni. Anche oggi un incontro difficile in cui vince il malumore e non il compromesso. Al solito pressing dei governatori leghisti, “Bisogna guardare al futuro per dare un segnale al Paese”, risponde la pacatezza del premier: “Riprogrammiamo già da ora le aperture per quando sarà possibile”.

Toti si è fatto portavoce dei colleghi: “Lavoriamo insieme per recuperare il ‘gusto del futuro’. Cominciamo a riprogrammare le nostre aperture, le manifestazioni, le fiere, i matrimoni“. I governatori chiedono, dunque, un ragionamento sulle riaperture in base al piano vaccinale e invocano il ripristino delle ‘zone gialle’.

Giovanni Toti
Il governatore della Liguria Toti

Il governo centrale, nella figura di Mario Draghi, ha cercato di dare speranza, ma come al solito senza scomporsi. La priorità del premier e del ministro della salute Roberto Speranza non è un’immediata quanto incerta riapertura, ma la prospettiva di una riapertura definitiva e ben organizzata.

La loro strategia è quella di puntare ad una decisa accelerazione sul piano vaccinale italiano, che si prefigge 500mila vaccinati giornalieri entro aprile, in linea anche con le aspirazioni europee di raggiungere l’immunità entro luglio.

Il ministro Speranza offre un sunto della posizione del governo su tutti i temi trattati: “Ora va usata prudenza, sono i numeri dei decessi, del contagio e delle terapie intensive a imporci attenzione. Con 3.721 posti letto in terapia intensiva occupati non possiamo fare un passo troppo lungo. Le prossime settimane saranno decisive per le vaccinazioni e potremo così programmare l’estate e la graduale uscita dalle restrizioni sulla base delle evidenze scientifiche e dei dati del monitoraggio che sono e restano la nostra bussola”.

Anche questa volta la decisione finale spetta alla pandemia, non alla politica.

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