Proteste in Motenegro, la foto simbolo del Vescovo ortodosso

Le notizie che arrivano dai territori dell’ex Jugoslavia riportano alla mente, purtroppo, ricordi infausti. Le proteste, previste perché prevedibile, scoppiate il giorno dell’intronizzazione del metropolita Joanikije, riaccendo sentimenti nazionalisti, palesemente anti serbi, tra i montenegrini.

Tensioni tra Belgrado e Podgorica

È bastata una cerimonia religiosa per riaccendere sentimenti, che si pensava sopiti. I montenegrini si riscoprono molto orgogliosi nel loro nazionalismo tale che l’intronizzazione del nuovo metropolita della chiesa ortodossa serba a Cetinije, vecchia capitale del sud-ovest del Montenegro è stara vista come un attentato alla loro identità.

Dal giorno dell’annuncio della cerimonia, prevista per oggi 5 settembre, si sapeva che la città sarebbe stata teatro di disordini, tale che il ministro degli interni non si era sentito in grado di garantire sul corretto e sicuro svolgimento della stessa: “faremo del nostro meglio per fornire sicurezza, ma in senso assoluto non possiamo garantirla al 100 per cento”.

Non si può dire di certo una previsione sbagliata. Tra barricate anti-serbe, tra scontri con la polizia, si contano a dozzine i feriti, il patriarca Porfirije e il nuovo metropolita Joanikije hanno potuto raggiungere Cetinije solo in elicottero, scortati da agenti armati. Il resto dei religiosi, che li seguiva per la cerimonia, si sono dovuti arrendere ai blocchi stradali.

La guerriglia per strada però è specchio di quello che succede ai piani alti, con il presidente del Montenegro, Milo Djukanovic che, in aperto conflitto con il suo primo ministro, aizza e giustifica il sentimento antiserbo, che si sente e che genera una risposta esplicita di Belgrado: “Noi non vogliamo sottomettere nessuno, ma non consentiremo a nessuno di sottomettere la Serbia“.

Immagini di un passato non troppo remoto

Da Cetinije provengono immagini attuali e anacronistiche al tempo stesso. Il vescovo ortodosso con un maschera antigas è un’immagine straniante se vista con l’abitudine del mondo occidentale alla pace, per lo meno interna, ma così coerente con la storia dell’ex Jugoslavia.

Il 30% della popolazione del Montenegro è di etnia serba e la chiesa ortodossa è diffusa e accettata. Al contrario una chiesa ortodossa montenegrina è ritenuta ‘illegale’, tale per cui si capisce come una cerimonia propria della chiesa ortodossa serba in territorio montenegrino è stata mal digerita come un’ingerenza.

Il tweet del presidente del Montenegro è l’ennesima, triste fotografia della situazione: “Proteggiamo la libertà, la sovranità e la dignità del Montenegro e della sua gente“.

 

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