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Sette giovani ragazzi di Scandacci aggrediti a Varsavia: cosa è accaduto? Il precedente di Lloret de Mar

Per sette giovani italiani una serata in discoteca, fatta di sorrisi e divertimento, si è trasformata in un incubo. Lo scorso weekend, la notte tra venerdì e sabato, i sette ragazzi in vacanza provenienti da Scandicci, comune in provincia di Firenze, sono stati massacrati di botte da alcuni malviventi polacchi.

Tutto è accaduto a Varsavia verso le quattro di mattina. I giovani sono stati aggrediti alle spalle, senza la possibilità di potersi difendere, con calci e pugni. Tre di loro, per la gravità delle ferite riportate, sono finiti in ospedale, dove sono ora sotto osservazione. La violenza inaudita scaricata contro i sette scandiccesi conferma la premeditazione dell’aggressione: sono stati avvicinati fuori da una discoteca prima di essere pestati a sangue. Ma l’attacco non era rivolto a loro, pare che si sia trattato di uno scambio di persone.

I sette ragazzi, infatti, erano usciti dal locale per andare a rintracciare un altro loro amico, anche lui di Scandicci, che si era trattenuto in un altro locale notturno. Proprio in questo frangente hanno incrociato i teppisti polacchi che li hanno confusi con qualcun altro.

Dei tre feriti, tuttavia, ne resta uno più grave degli altri per le percosse ricevute; secondo quanto riportato da “La Nazione”, principale quotidiano di Firenze, gli aggressori avrebbero usato dei tirapugni, lasciando segni profondi sulle loro vittime. Il ragazzo che ha subito una grave fattura al volto dovrà operarsi per limitare i notevoli danni ad un occhio, la famiglia ha raggiunto il ragazzo a Varsavia, ma con la ferrea volontà di far operare il figlio a Firenze.

Fortunatamente gli altri due giovani sono stati dimessi, dopo due giorni di osservazione, nonostante uno dei due abbia ricevuto nel pestaggio numerosi calci all’addome tali da causargli un’emorragia interna.

Scandicci di nuovo al centro della cronaca “vacanziera”

Non è la prima che Scandicci si rende protagonista di storie drammatiche. Quattro anni fa, infatti, Niccolò Ciatti fu aggredito in discoteca, mentre era in vacanza in Spagna a Lloret de Mar coi suoi amici, perdendo purtroppo la vita, aveva 22 anni.

Il video del suo pestaggio fece anche il giro del web, morto per un letale calcio alla testa, sferrato con una violenza inaudita da parte di Rassoul Bissoultanov, 26 anni, ceceno, atleta di lotta libera, mentre il resto delle persone se non filmava, se ne restava impunemente immobile. Insieme a lui furono fermati due connazionali, Khabibul Kabatov, 22 anni, e Movsar Magomedov, 24 anni. Nei primi giorni di indagine I Mossos d’Esquadra, la polizia catalana, parlò di una violenza equiparabile alla “tattica paramilitare”.

Dei ricordi di quella notte l’amico di Niccolò, Alessandro Cattani, racconta: “Quando è scoppiato il finimondo, io ero poco più avanti, e Niccolò invece stava camminando dietro di qualche metro. All’improvviso tra la folla è stato spintonato da qualcuno, come succede spesso in discoteca. Niccolò si è girato per capire ed è stato colpito da uno dei giovani. Erano delle bestie, non delle persone. Non si sono fermate neanche vedendolo a terra e gli hanno tirato una pedata. È stato incredibile, sembravano matti. Gente addestrata a colpire. Senza scrupoli”.

E dopo il lungo iter giudiziario che aveva lasciato di stucco la famiglia e gli amici di Niccolò per il rinvio a giudizio solo di Bissoultanov, qualcosa finalmente si è smosso. Lo scorso agosto, infatti, Bissoultanov è stato arrestato per omicidio in Germania in esecuzione di un mandato di arresto europeo, emesso nell’ambito un’inchiesta parallela della procura di Roma a quella spagnola, e a breve sarà anche estradato in Italia.

Non è chiaro al momento se l’uomo potrà partecipare al processo in Spagna, in cui saranno testimoni chiave gli amici di Niccolò, o se il procedimento nei suoi confronti sarà trasferito all’Italia dalle autorità spagnole. Movsar Magomadov, invece, gravato anche lui da un mandato di arresto europeo spiccato dall’Italia, si troverebbe al momento in Spagna per partecipare al processo.

Questa volta, fortunatamente non è morto nessuno, ma quei ragazzi non scorderanno mai più la violenza di cui sono state ingiustamente vittime.

K. S.

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