“Hanno la capacità di riprodursi e autoguarirsi”: la clamorosa scoperta sugli xenobot (cosa sono?)

Alcuni scienziati statunitensi, che hanno creato quelli che possono essere definiti banalizzando i primi robot viventi (gli xenobot) hanno scoperto che le forme di vita in questione hanno la capacità di riprodursi nelle piante e negli animali.

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Gli xenobot sono stati creati prendendo delle cellule staminali della rana artigliata africana e sono larghi meno di un millimetro. Lo stesso nome è stato scelto in onore dello xenopo liscio, rana acquatica endemica dell’Africa australe.

Questi xenobot (che sono degli organismi semi-sintetici) sono stati svelati alla comunità scientifica nel corso dello scorso anno quando alcuni esperimenti hanno confermato il fatto che si potevano muovere in gruppo e persino autoguarirsi.

Ora, però, si è giunti a nuovo livello, infatti gli scienziati che hanno condotto questi esperimenti hanno affermato di avere scoperto una nuova forma di riproduzione biologica diversa rispetto a qualsiasi animale o pianta che sia conosciuta alla scienza.

Lo stesso professor Levin, professore di biologia della Tuft University, è rimasto sbalordito dai risultati di questa ricerca. Il professor Levin ha spiegato che “quando liberi le cellule delle rane dall’embrione e dai loro la possibilità di capire di trovarsi in un nuovo ambiente, comprendono un nuovo modo di muoversi, ma anche di riprodursi“.

Gli xenobot potrebbero essere usati per risolvere diversi problemi

Tuttavia c’è da dire che quella dietro gli xenobot è una tecnologia piuttosto antica e non è stato ancora trovato il modo di essere applicata. Ma secondo i vari ricercatori questa tipologia di intelligenza artificiale unita alla biologia può essere usata per espletare una serie di compiti nel corpo e persino nell’ambiente.

Questo può voler dire che questa tecnologia potrebbe essere impiegata nella raccolta di plastiche nell’oceano e persino nella medicina rigenerativa.

Il professor Bongard ha quindi affermato in tal senso: “Ci sono molte cose possibili se approfittiamo di questo tipo di plasticità e capacità delle cellule di risolvere i problemi“. Spiegando poi che è stata la stessa intelligenza artificiale a modellare e scolpire questi xenobot, non usando però la solita scrittura del codice.

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