Ognuno ha il proprio modo di elaborare un lutto. E’ un sentimento così intimo e personale che forse non esiste davvero un modo sbagliato di superare un dolore così grande. C’è chi si chiude in sé stesso, chi ha bisogno di tanto tempo, chi chiede aiuto agli altri per uscire dal proprio tunnel di angoscia e strazio e poi c’è ancora chi va oltre, molto oltre.
Nell’era della socialità h24 e dell’esposizione mediatica costante, d’altronde c’è chi si geolocalizza all’ospedale rispondendo poi nei commenti che va bene tutto e non c’è nulla di cui preoccuparsi – anche il lutto, infatti, può essere in grado di divenire altro, di vestire nuovi panni. Un po’ proprio come è successo a Pesaro.
“Cosa diciamo al dio della morte?” First, let me take a selfie!
Nella camera mortuaria di Pesaro una famiglia è stretta nel dolore per la perdita della nonna. La bara aperta, però, diventa una tentazione irresistibile: che si sia trattato di una sciocchezza, di un gesto ingenuo o di una scelta ponderata, ancora non è dato saperlo. Tuttavia succede l’irreparabile e di lì a poco si consuma una tragedia nella tragedia.
La nipote della nonna infatti, forse per immortalare per un’ultima volta il suo viso prima di non vederlo più, decide prima del funerale di scattare una foto alla salma. Il problema, per quanto già questo gesto possa essere considerato eccessivo, è quello che la ragazza fa poi con lo scatto. Non resta un ricordo personale, piuttosto diventa un post Facebook col quale esternare il proprio dolore, cercando conforto tra i commenti degli altri utenti.
Ma un’immagine del genere non può rimanere anonima. Non capita tutti i giorni, infatti, di trovarsi nella propria home il volto di un’anziana signora deceduta, magari la si era conosciuta anche in vita e questo non può che far peggiorare le cose. Ma non solo. Alcuni parenti, venuti a conoscenza del fatto, molto arrabbiati, decidono di avere conto e soddisfazione dalla giovane.