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La guerra uccide anche l’arte: un nuovo incredibile caso di cancel culture nel nostro Paese

Come si può comprendere il passato se si cancellano i suoi errori, i suoi orrori e le sue bellezze? Come si può comprendere il presente se non si ha idea delle azioni e delle opere degli uomini e delle donne che ci hanno preceduto in questa vita? Ma soprattutto come si può pensare di fare del bene “cancellando” il male?

Forse uno dei problemi più grandi del nostro secolo è l’assenza di consapevolezza e conoscenza. Ogni posizione, pensiero e scelta è ormai sempre di più il frutto di un dibattito sterile, appiattito e polarizzato che non sa vedere, tra le pieghe della storia, la complessità degli eventi.

La mancanza di pensiero critico, che si rifà tutta nella capacità di discernere qualcosa di buono, giusto, sano o anche orribile dalle esperienze passate e presenti, veicola pesantemente il modo in cui ci si pone davanti ad un problema, perché non si è più in grado di riconoscerlo come tale. Ed è proprio in quest’ottica che dobbiamo leggere l’assurda decisione al Teatro di Lonigo di Vicenza.

Il grande ed irreprensibile Pëtr Il’ič Čajkovskij, sostenitore retroattivo di Putin

Il “Lago dei cigni” forse il balletto classico per eccellenza che ha ispirato anche la straordinaria pellicola cinematografica “Il Cigno nero” con protagonista Natalie Portman, sarebbe dovuto andare in scena al Teatro comunale di Lonigo. Ma lo spettacolo è stato cancellato a seguito di una comunicazione della National Opera of Ukraine e del ministero della Cultura ucraino che ha intimato agli artisti di non proseguire con le prove perché Cajkovskij è russo.

Ora, a meno che il compositore russo, insieme a Fëdor Dostoevskij, non sia un sostenitore di Putin retroattivo, vissuto in realtà sotto l’impero zarista per sbaglio, non si spiega il motivo di questa scelta che appare, come nel caso del seminario del professor Paolo Nori alla Bocconi di Milano, priva di significato. Sono l’arte, la cultura e la bellezza a salvare il mondo, privarsene non porta beneficio a nessuno. Eppure Kiev appare risoluta ad applicare una sorta di damnatio memoriae su qualsiasi cosa abbia matrice russa, pure se pluricentenaria.

Intervistata da Adnkronos Natalia Iordanov, direttrice artistica dell’Ukrainian Classical Ballet, ha commentato così la sceta del governo ucraino: “Condividiamo le scelte e l’operato del nostro presidente Zelensky, di tutto il governo, siamo un Paese invaso, siamo in guerra e gli orrori e le violenze, da parte dei russi, a cui stiamo assistendo sono inaccettabili. Un vero e proprio genocidio. L’Ucraina deve continuare a far sentire la propria voce, anche ‘bandendo’ compositori immensi come Petr Cajkovskij”.

Lo spettacolo, che era tra l’altro a scopo benefico con l’intento di devolvere l’intero incasso a sostegno del popolo ucraino, sarà sostituito con “Giselle“, balletto classico-romantico in due atti del 1841.

Sullo spiacevole episodio si è anche espresso poi il Comune in una nota: “Il prezioso contributo degli sponsor ha permesso al Teatro comunale di organizzare l’evento a scopo benefico e di devolvere l’intero incasso a sostegno del popolo ucraino. Confidiamo pertanto nella vostra comprensione e auspichiamo che lo spettacolo possa essere ugualmente di vostro gradimento. Il Teatro Comunale scusandosi per il disagio arrecato si impegna, comunque, a rimborsare il biglietto a coloro che non fossero più interessati a partecipare e che lo richiederanno alla biglietteria”.

K. S.

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