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Twitter, il primo tweet messo all’asta: il proprietario dell’NFT perde milioni

Il primo tweet di Jack Dorsey, creatore di Twitter, è stato nuovamente messo all’asta come NFT, ma questa volta non è andata bene.

Il mercato degli NFT, oggetti virtuali di cui si acquista l’esclusività, è esplodo durante la pandemia. Gli introiti di questo mercato virtuale sono cresciuti esponenzialmente in questo periodo di tempo e alcuni big del mondo dello spettacolo e dello sport ne hanno approfittato per creare degli NFT esclusivi da vendere all’asta. Gli esempi più noti sono quelli di Leo Messi e Snoop Dog, ma anche altri – come ad esempio il dj Steve Aoki – hanno cercato di sfruttare questa nuova frontiera commerciale per trarne guadagno.

Difficile dire oggi quale sia il futuro di un mercato in cui si acquista un bene esclusivo che di fatto non esiste materialmente. Le perplessità su questa forma di business sono tante e la principale riguarda il rischio elevato di speculazione che ci potrà essere in futuro. In attesa di scoprire se si tratterà di un’enorme bolla o del mercato del futuro, adesso gli NFT sono di moda e sempre più persone investono il proprio denaro per oggetti il cui valore aumenta in base alla domanda di mercato.

Esattamente come dei pezzi da collezione, infatti, gli NFT vengono messi all’asta ed il loro valore aumenta in base alle offerte che vengono fatte. Qualcosa acquistata a poco prezzo, insomma, potrebbe vedere lievitato il proprio valore se l’interesse degli utenti è massimo a riguardo. Tuttavia è anche possibile che l’interesse scemi e che un NFT acquistato a milioni di euro non sia più possibile cederlo.

Twitter: flop dell’asta per il primo tweet

L’esempio più eclatante di questo rischio lo si è avuto in questi giorni, quando l’imprenditore Sina Estavi ha messo all’asta il primo tweet della storia. L’imprenditore l’aveva acquistato in un’asta del 2021 per una cifra folle: 2.9 milioni di dollari. A distanza di un anno ha cercato di fare fruttare quell’investimento mettendo all’asta il primo tweet di Dorsey (il creatore di Twitter) imponendo una base d’asta di 48 milioni di dollari. Per invogliare i compratori Estavi ha spiegato che il 50% del ricavato lo avrebbe devoluto in beneficenza.

Tuttavia il prezzo fissato dall’imprenditore è stato ritenuto troppo alto dai compratori per il valore che potrebbe assumere in futuro la proprità di questo tweet. Il risultato è che sono arrivate solamente 7 offerte, la più alta delle quali è stata di 277 dollari. Chiaramente il proprietario dell’NFT non ha accettato la proposta, visto che quantomeno punta a recuperare la cifra spesa appena un anno fa: “La deadline che avevo fissato è scaduta, ma se riceverò una buona offerta potrei ancora venderlo, altrimenti non lo venderò mai”.

F.S.

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