Lo sceneggiatore e saggista, vincitore del Premio Strega nel 1961 con ‘Ferito a morte’, si è spento all’età di 99 anni
Un addio che lascia un vuoto enorme nella storia della cultura italiana quello a Raffaele La Capria, meglio conosciuto come ‘Dudù’.
Lo scrittore aveva Napoli nel cuore, ed è lì che aveva ambientato i suoi racconti, ma è a Roma che viveva senza interruzioni dal 1950.
Una delle voci più rappresentative della letteratura italiana novecentesca, La Capria vinse il Premio Strega nel 1961 con ‘Ferito a morte’, in cui trattegia un ritratto di Napoli e della generazione di allora che la abitava con riferimenti temporali alternati nel corso di un decennio.
Una carriera ricca, quella di La Capria, che venne premiata con diversi riconoscimenti e onorificenze quali il Premio Campiello (2001), il Premio Chiara (2002), il Premio Alabarda d’oro (2011) e il Premio Brancati (2012).
Romano di adozione, è a Napoli però che Dudù era nato il 3 ottobre del 1922, ed è proprio a quella complessa città che dedicò, per tutta la vita, i suoi scritti.
Personaggio versatile, riuscì a indirizzare la sua scrittura verso più orizzonti, fra i quali il giornalismo e riviste culturali.
Fra le sue collaborazioni più significative ricordiamo “Il Mondo”, “Tempo presente” e il “Corriere della Sera”. Dal 1990 era co-direttore della rivista letteraria “Nuovi Argomenti”.
Prima di giungere in pianta stabile a Roma, lo scrittore viaggiò in tutto il mondo, dagli Stati Uniti alla Francia e l’Inghilterra, dove sostò per lunghi periodi.
Collaboratore Rai per scritti per il cinema, La Capria fu co-sceneggiatore di Francesco Rosi per pellicole quali “Le mani sulla città” (1963) e “Uomini contro” (1970).
Rilevante anche la collaborazione con Lina Wertmüller per il film “Ferdinando e Carolina” (1999).
Ma non mancò mai, nel corso della sua esperienza come sceneggiatore, di scrivere molti romanzi, fra i quali:
“Un giorno d’impazienza” (1952), “Amore e psiche” (1973), “La neve del Vesuvio” (1988), “L’amorosa inchiesta” (2006);
ma anche saggi quali “Letteratura e salti mortali” (1990), “L’occhio di Napoli” (1994), “La mosca nella bottiglia” (1996), “Napolitan Graffiti” (1998), Lo stile dell’anatra (2001) e il saggio-intervista “Me visto da lui stesso. Interviste 1970-2001 sul mestiere di scrivere” (2002).
Nella sua carriera è stato anche traduttore di importanti opere di Jean Cocteau, T. S. Eliot, George Orwell e Jean-Paul Sartre.
Lo scrittore è stato sposato con l’attrice Ilaria Occhini, scomparsa nel 2019, da cui ha avuto Alexandra La Capria, ex moglie di Francesco Venditti.
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