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Curiosità

Maschietti, non riuscite a fare la pipì in pubblico? Ecco cosa dice l’esperto

A volte riuscire a fare la pipì in un bagno pubblico non è così semplice come si possa pensare: c’è chi fa più fatica di altri e la ragione è più importante di quanto pensate.

Esiste anche un nome scientifico per il fenomeno e si tratta di una vera e propria forma di ansia ben riconosciuta dalla comunità medico-scientifica. Si chiama urofobia (o paruresis), anche se il nome può trarre in inganno.

Come detto si tratta di una forma d’ansia e non di una fobia a tutti gli effetti, come suggerisce il nome. Stando al Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5), stilato dall’Associazione Psichiatrica Americana, può dichiararsi fobia una paura persistente e specifica a qualcosa, come al sangue o ai ragni.

A spiegare cos’è l’urofobia ci ha pensato l’esperto psicologo e psicoterapeuta Davide Carlotta, consulente del servizio di Psicologia clinica e psicoterapia dell’Irccs all’Ospedale San Raffaele Turro.

Secondo il parere dell’esperto, l’urofobia “Può essere un sintomo di un’altra condizione, nota come fobia sociale la quale rientra tra i disturbi d’ansia”. La fobia sociale è una realtà riconosciuta dalla comunità scientifica, ed è caratterizzata dalla paura di trovarsi in situazioni nelle quali la persona è esposta ad altri e al loro possibile giudizio.

“Nel caso specifico del bagno” ha continuato Carlotta, “questo può tradursi nell’incapacità di urinare o di avere una minzione efficace se sono presenti altre persone nelle vicinanze che possono vedere o sentire mentre si è nella toilette e, di conseguenza, far nascere il timore di essere valutati negativamente“.

L’urofobia, come ogni altra forma di ansia sociale, può avere un impatto molto negativo sulla vita sociale del soggetto che ne soffre, portandolo all’isolamento. “La persona mette in atto condotte di evitamento per non aver bisogno di andare in bagno, come bere poco quando è in giro, non frequentare ristoranti, cinema o locali”.

“Questo atteggiamento impedisce al soggetto di aggiornare i propri schemi e di migliorare il proprio stato di ansia perché non si espone mai a un possibile risultato diverso”. Fortunatamente tutti i disturbi psicologici sono curabili con l’aiuto di un esperto e l’urofobia non fa eccezione.

Ecco dunque i consigli dello psicologo su come affrontare quest’ansia: “La strategia principale è quella dell’esposizione in vivo, un intervento di tipo comportamentale. Il soggetto viene a poco a poco esposto alla situazione temuta per indebolire l’associazione tra la condizione di bagno pubblico e la risposta di ansia”.

“Si può, per esempio, stimolare la persona con paruresis a usare il bagno in casa di altri, prima senza nessuno vicino, poi con persone nella stanza accanto, poi dietro la porta. Per fare ciò, al soggetto possono essere insegnate tecniche per gestire la risposta ansiosa riducendola a un livello tollerabile”.

E infine: “Altri interventi sono di tipo cognitivo. La persona può essere ‘bloccata’ da convinzioni non realistiche legate, per esempio, a una distorsione della propria immagine corporea e vive con disagio l’esporre parti solitamente private. In questo caso è importante lavorare sull’auto percezione di sé“.

Federica Pollara

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