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Unabomber, la storia del killer a due volti e della scia di sangue che dagli States arrivò in Italia

In occasione del documentario in onda in prima serata su su Rai2, ripercorriamo la storia di “Unabomber”, un “nome con due volti”

Quando si sente parlare di ‘Unabomber’ in alcune zone d’Italia, ancora, il suo nome fa trasalire.

Una ferita, quella lasciata dall’attentatore senza volto, che a distanza di anni si è rimarginata solo parzialmente.

E’ a lui, l’uomo misterioso dietro gli ordigni che terrorizzarono l’Italia dal 1994 al 2006, che è dedicato il documentario Rai “Unabomber”, un nome con due volti.

Ripercorriamo insieme la sua storia legata a doppio filo a quella dell’omonimo americano, Theodore Kaczynski.

Unabomber, storia del killer misterioso che terrorizzò l’Italia

Unabomber è l’appellativo utilizzato dalla stampa italiana – utilizzato in analogia al caso statunitense di Theodore Kaczynski – per indicare un killer misterioso autore di moltissimi attentati messi in atto fra il ’94 e il 2006 nel Friuli e nel Veneto.

La persona in questione – come anticipato, mai identificata – era un bombarolo seriale, che realizzava ordigni che venivano poi collocati in luoghi pubblici per ferire o uccidere i malcapitati.

Se l’unabomber statunitense – poi identificato con Theodore Kaczynski – realizzava pacchi bomba da inviare in nome della sua personale guerra contro la tecnologia, quello italiano colpiva bersagli “sensibili” quali anziani, bambini e donne, sulla base di un meccanismo assimilato al “collega” americano.

E’ da quest’ultimo che il documentario di questa sera muoverà per arrivare poi a raccontare la storia dell’omonimo italiano.

Theodore Kaczynski, da genio della matematica a killer seriale

Kaczynski era un genio della matematica affetto da schizofrenia. All’età di 27 anni decise di dimettersi dal corpo docenti dell’Università di Berkley, evento a seguito del quale iniziò a eseguire i primi attentati.

L’uomo agì indisturbato nell’arco temporale che va dagli anni ’70 fino al 1995, periodo durante il quale vi furono 3 vittime e 23 feriti.

Il panico generatosi negli Stati Uniti dà il via a una caccia all’uomo senza precedenti nella storia dell’FBI, caccia che portò alla cattura di Unabomber e al suo arresto nel 1996.

L’acronimo ‘Unabomber’ sta per University and Airline Bomber, proprio per la tendenza a uccidere nelle università e realizzare attentati aerei.

Una scia di sangue dagli States all’Italia

E’ il 1994 quando la storia del killer americano fa eco su tutti i giornali e in Italia inizia la crudele partita a scacchi dell’unabomber italiano.

Un filo rosso invisibile e che, come scrive la Rai, è noto solo a lui.

Forse è proprio questo che getta nel panico un Paese intero, oltre che la tipologia di bersagli.

Il killer nostrano mette infatti in atto un meccanismo sadico che colpisce dritto alla pancia del Paese: supermercati, spiagge, sagre, feste e cimiteri.

Tutti simboli di una italianissima quotidianità che viene improvvisamente messa a repentaglio.

Il primo dei bersagli fu la sagra degli Osei il 21 agosto del 1994, in provincia di Pordenone.

Un tubo bomba collocato nei pressi di una fontanella ferisce una mamma e le sue bambine.

E’ il primo atto di una lunga lista di violenze: la bomba al centro commerciale di Pordenone, uno vicino a una Chiesa, i due ordigni durante la sfilata di carnevale.

Il dubbio che si tratti di un killer che potrebbe lasciare tubi bomba in qualsiasi zona frequentata diventa certezza quando nel ’96 un uomo che si trovava sulla spiaggia di Lignano Sabbiadoro, il bagnante Roberto Curcio, apre l’ombrellone e vede cadere un oggetto avvolto in una carta di giornale. 

Quell’oggetto, una bomba, gli reciderà l’arteria femorale.

Il bombarolo, dopo un periodo di 6 anni, torna all’attacco sempre sulla stessa spiaggia, quella di Lignano Sabbiadoro, lasciando un tubo esplosivo sulla sabbia.

Lo raccoglie Giorgio Novelli, carabiniere in pensione, che viene gravemente ferito ma riesce a sopravvivere.

Si passa dai tubi bomba a ordigni più sofisticati: piccole “mine” che posiziona nei supermercati.

Prima una confezione di uova, poi una di salsa di pomodoro. Alla fine il bersaglio diventano i bambini.

Fra questi la Rai ricorda l’attentato a Francesca Girardi, che perde l’occhio destro e rimane gravemente ferita alla mano e al braccio destro.

Alla fine, quando oramai il terrore è diffuso, viene creato il pool una bomber, che finisce nel peggiore dei modi.

Il direttore tecnico del laboratorio manomette alcuni reperti sequestrati dall’unico sospettato: l’ingegner Zornitta.

Il pool, alla fine, viene sciolto, e il colpevole degli attentati in questione non verrà mai più identificato.

Martina De Marco

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