Comunità LGBTQ+ a maggiore rischio contagio? Lo studio americano e il caso italiano

La comunità LGBTQ+ è a maggiore rischio contagio da covid? I risultati dello studio americano e il caso italiano che ha generato un polverone.

Dato quanto accaduto solo poche ore fa per la gaffe della Asl5 di La Spezia, la domanda nel titolo potrebbe portare a credere che si tratti di un pezzo contro la comunità LGBTQ+, ma non è questo l’intento. Nel documento emerso al consiglio regionale della Liguria si leggeva che tra i comportamenti a rischio c’era l’omosessuale. Insomma ciò che ha fatto giustamente infuriale la comunità omosessuale italiana è stato il fatto che l’omosessualità è stata equiparata alla prostituzione e alla tossicodipendenza.

In difesa dell’errore commesso dall’Asl, dalla Regione o come sottolineato dal Governatore Toti dal Ministero della Salute non c’è ragionamento che tenga. Giuste e dovute dunque le scuse che il direttore dell’Asl ha rivolto in giornata alla comunità Rainbow ligure. Specificato questo vi chiedere allora il perché di questa domanda. Il quesito sorge dai risultati di uno studio americano sui fattori di rischio delle minoranze. In questo, infatti, tra le minoranze a rischio viene inserita anche la comunità LGBTQ+. In questo caso la comunità non si è risentita ed anzi ha basato sui risultati di questo studio le proprie rivendicazioni per una maggiore tutela. Andiamo dunque a vedere più nel dettaglio in cosa consiste questo maggiore rischio.

Comunità LGBTQ+ a maggiore rischio contagio?

Il report del Center for Disease Control and Prevention sostiene che le persone con orientamento omosessuale sarebbero a maggior rischio di contagio e soggetti ad una peggiore evoluzione della malattia. Tale affermazione si basa su un’analisi sociale che evidenzia una discriminazione. Viene specificato infatti che gli appartenenti a questa minoranza sessuale sono maggiormente soggetti a discriminazioni, ad una maggiore difficoltà di accesso alle assicurazioni sanitarie e dunque ad una maggiore difficoltà di accesso alle cure mediche. Unendo tutti questi fattori, si legge, si arriva ad esiti di salute più gravi. Come considerazione aggiuntiva, viene sottolineato come molti appartenenti a questa minoranza lavorino nei settori maggiormente colpiti dalla pandemia.

Commentando i risultati dello studio, il presidente della Campagna sui Diritti Umani Alphonso David ha dichiarato alla stampa: “Questo report afferma ciò che i sostenitori e le organizzazioni LGBTQ sanno da tempo: che la nostra comunità è a maggiore rischio e colpita in maniera non proporzionale dalla crisi sanitaria causata dal Covid-19”. Lo stesso Davis si augura che con il passaggio di consegne da Trump a Biden possa cancellare questa disparità: “E’ importante che le disparità di salute nelle comunità marginalizzate vengano raccolte nei dati del governo così che possano essere affrontate rapidamente”.

Come potete vedere, il report americano fa una disamina della situazione della comunità LGBTQ+ nel Paese, rilevando come per diversi fattori vi sia una disparità di trattamento e di accesso alle cure mediche. Insomma l’inserimento tra le comunità a maggiore rischio viene contestualizzato e posto come fattore da attenzionare e risolvere. Chiaramente si tratta di considerazioni che valgono solo per quel caso e non possono essere prese ad esempio per culture, società e Paesi differenti.

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