Continua il giallo su Gianmarco Pozzi: la ricostruzione degli ultimi istanti di vita

Dopo le interviste a due testimoni chiave per le ultime ore di Gianmarco, il coinquilino e amico Alessio e Vincenzo, il gestore del locale dove lavorava, spuntano altre dichiarazioni incogruenti: quelle di Alessandro, l’altro coinquilino di Ponza che sarebbe stato l’ultimo a vedere in vita l’amico. La trama della vicenda si intrica ulteriormente

Continuano ad aggiungersi tasselli al complesso puzzle della morte di Gianmarco Pozzi, il 29enne romano ritrovato senza vita a Ponza la mattina dello scorso nove agosto in circostanze misteriose. In precedenza abbiamo tentato di ricostruire, attraverso gli articoli online risalenti a quei giorni e i servizi de Le Iene che stanno andando in onda queste settimane, tutte le informazioni riguardanti questo misterioso decesso.

Fra segnalazioni anonime ed indagini parallele della famiglia, quel che è certo è che gli unici testimoni nonché amici di Gianmarco hanno rilasciato versioni talmente differenti da risultare, di fatto, inconciliabili. Non tornano, infatti, tantissimi aspetti in questa vicenda, sulla quale le indagini sia ufficiali che non continuano.

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Le versioni discordanti di Vincenzo, il proprietario del locale e dei coinquilini Alessio e Alessandro

Vincenzo Pesce, proprietario del Blue Moon, il locale presso cui non solo Alessandro lavorava come buttafuori ma anche gli altri coinquilini, ha precedenti per spaccio.
Ed è proprio nel mondo del traffico di cocaina che bisogna andare a scavare per poter trovare la verità sulla morte di Pozzi che non solo consumava la sostanza, ma sull’isola la spacciava pure.

Vincenzo dapprima fornisce questa versione: ho suggerito ai ragazzi dove trovarla, essendo stato nel “settore”, e basta. Poi dice di aver comprato da loro 70g per 2300 euro per rivenderli a 5mila, versione, questa, smentita da Alessio, il coinquilino che accompagnò Martina la mattina del decesso nel luogo in cui venne ritrovato il cadavere.

Secondo Alessio, infatti, le dichiarazioni di Vincenzo Pesce sarebbero inspiegabili: a detta sua, niente di quanto detto dal gestore del locale sarebbe veritiero, soprattutto le accuse mosse nei suoi confronti, accuse gravi, nelle quali viene indicato sostanzialmente come responsabile della morte di Alessandro Pozzi.

Le loro affermazioni divergono su tantissimi punti, anche sulla questione del bilancino. Il proprietario del Blue Moon nella prima intervista rilasciata a Le Iene dice che i ragazzi gli avrebbero chiesto un bilancino per pesare la sostanza ma che, davanti la richiesta, si sarebbe rifiutato. Alessio invece, che conferma che quel bilancino è vero che lo chiesero, dichiara che, in realtà, Vincenzo glielo aveva fornito eccome.

Ma perché, allora, Vincenzo Pesce si sarebbe autoaccusato di un reato, in realtà, non commesso, dati anche i precedenti per spaccio a suo carico per i quali venne condannato anni prima? Per salvarsi la pelle e non fare i nomi dei suoi eventuali fornitori più “grossi” a Ponza avrebbe messo in mezzo quelli di Alessio e Alessandro Pozzi? Su questo punto l’ex coinquilino non risponde, come non risponde alla domanda posta da quelli de Le Iene se, l’estate scorsa, Pesce avesse ancora all’attivo i suoi giri. Non parla, ma con gli occhi comunica e fissa intensamente Golia, affermando “gli occhi parlano”.

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Gianmarco era morto ore prima?

Un altro elemento fondamentale è quello dell’orario della morte di Gianmarco.
Al momento della morte arrivano solo i sanitari del 118, allertati dai proprietari della casa adiacente l’intercapedine. E’ con con loro che la famiglia si mette in contatto per avere maggiori informazioni dato che, al momento del ritrovamento, gli inquirenti del posto non hanno disposto l’arrivo di un medico legale che avrebbe potuto, attraverso la rilevazione della temperatura, datare con abbastanza esattezza l’ora del decesso.

Secondo i soccorritori il corpo di Gianmarco era freddo, sintomo del fatto che, con ogni probabilità, non sarebbe morto in quell’esatto momento. Quel giorno inoltre la giornata era molto calda, quindi era impossibile, a detta dei soccorritori, che il corpo fosse morto sei minuti prima (l’ambulanza arriva esattamente sei minuti dopo la chiamata dei proprietari della casa adiacente).

Il giallo del cellulare

Un altro elemento importante messo in evidenza dai sanitari è il ritrovamento del cellulare di Pozzi con moltissime chiamate e messaggi: fra queste, l’ultima chiamata a un tale ‘maresciallo’ che, contattato, non ha risposto. Come è possibile, si chiede la sorella, che in sei minuti uno possa ricevere così tante chiamate e così tanti messaggi?

La testimonianza di un barista e l’ipotetico acquisto di cocaina 

C’è ancora un’altra testimonianza: quella di un barista del posto che contatta i famigliari di Gianmarco per raccontare un episodio. L’uomo in questione si sarebbe organizzato alle 4.30 con Pozzi e Alessio per acquistare una dose di cui pagherebbe solo una parte. La restante sarebbe dovuta essere saldata la mattina dopo alle 9: per tale motivo avrebbe contattato Gianmarco a quell’ora ma al telefono non rispondeva già.

Alessio, però, nega che questo incontro sia avvenuto, ma l’avvocato del barista in questione intima il cliente di non presentarsi all’incontro richiesto da Golia de Le Iene “per la sua sicurezza”.

Quella paura delle forze dell’ordine e la coca buttata

Sia Alessio che Alessandro, l’altro coinquilino, descrivono a differenza di altri un Gianmarco in preda alla paranoia “dei baschi verdi”, ossia della guardia di finanza. Entrambi, nei loro racconti, riferiscono che Pozzi era in uno stato paranoide ed era convinto che ci fossero le forze dell’ordine fuori ad aspettarli. Un elemento però non torna: Alessio racconta che Pozzi avrebbe gettato, in preda alla paura, la coca nel water. Ma come è possibile se l’acqua nell’appartamento mancava?

Fra i racconti di Alessandro l’altro coinquilino che se n’è andato a mare e quelli di Alessio, rimasto sulle scalette dell’appartamento in preda alla cocaina, passa una mezz’ora, nella quale non si sa nè come abbia fatto Pozzi ad uscire di casa senza essere notato né a finire nell’intercapedine dove è stato trovato. Da casa loro fino al luogo di ritrovamento ci vogliono a piedi all’incirca dai 3 ai 5 minuti: cosa avrebbe fatto Gianmarco nel tempo restante?

Rimane inoltre aperto il quesito riguardante i beni di Gianmarco: nella valigia riportata a casa da Martina, la sorella, mancava più della metà dei vestiti del fratello, ma non solo: soldi, documenti ed altri oggetti non sono mai stati ritrovati.

A detta di Alessandro furono loro a preparare la valigia “alla meno peggio”: alcune magliette sono state regalate ad alcuni ragazzi che volevano “un ricordo di Gimmy”, altre cose che non entravano le avrebbe buttate in una busta, alla fine andata persa.

I dubbi sono tanti, troppi, come anche la busta ritrovata nelle mutande: uno spettatore di origini siciliane che vive in Germania ha fornito un’interpretazione secondo la quale le sigarette sono il numero di persone a cui ha fatto uno “sgarro” o il numero delle volte in cui ha commesso gli errori, e la posizione della busta lì non è casuale. Questo tipo di codice non è stato confermato da fonti esperte in materia delle forze dell’ordine, ma forse i diretti interessati avranno compreso il messaggio.

L’ipotesi della sorella

Secondo Martina, tutte le strade percorse riportano al Blue Moon: Vincenzo Pesce sarebbe pieno fino al collo di debiti e dato che Gianmarco era il suo “guardaspalle”, sarebbe stato punito lui come avvertimento per il proprietario del locale, non ammazzato direttamente per intimarlo a pagare i debiti.

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