Ursula von der Leyen senza sedia ad Ankara: schiaffo di Erdogan all’Europa

Una mossa studiata a tavolino oppure uno sgarbo davvero inqualificabile? Quello che è accaduto ieri ad Ankara dove la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen è rimasta senza sedia, costretta poi a sedersi sul sofà rispetto al Presidente turco Erdogan e al Presidente del Consiglio Europeo Charles Michel, seduti istituzionalmente su due sedie, ha messo sicuramente in moto un caso diplomatico di non poco conto.

In quanto accaduto possiamo vedere non solo un gesto assolutamente irrispettoso di una carica istituzionale come quella ricoperta della von der Leyen, ma anche un messaggio tra le righe da parte di Erdogan all’Europa. Chi ha bollato questo fatto come una dimenticanza da parte del Presidente della Turchia, pensa davvero male, non è una dimenticanza bensì un messaggio dove si mette in evidenza la donna sottomessa all’uomo. E su questo punto si deve discutere, soprattutto perché nell’Islam questo aspetto è ben noto.

Nella Turchia di Erdogan, come negli altri Paesi islamici, dove la maggior parte sono a guida teocratica, ovvero sono guidata da Presidenti che si rifanno molto spesso più alle leggi divine e al Corano, anziché alle leggi umane e democratiche, le donne sono sottomesse all’uomo, difficilmente ricoprono cariche istituzionali di un certo spessore. Se pensiamo ad esempio a contesti simili dove le donne non possono ricoprire la carica di medico o di dottore, figuriamoci cariche ben più alte.

Insomma lo “schiaffo” di Erdogan è duplice, innanzitutto verso l’Europa, perché un gesto simile fa intendere che quasi non riconosce la von der Leyen in quanto Presidente, ma soprattutto sulla sedia ha fatto sedere il Presidente del Consiglio Europeo Charles Michel, chiaro segnale che la von der Leyen in quanto donna non è riconosciuta.

Quando la Fallaci si tolse il velo davanti a Khomeini

Questi “schiaffi” morali da parte di un Presidente di un Paese arabo nei confronti delle donne, siano esse rappresentanti di un’istituzione europea, o rappresentanti di qualsiasi altra categoria, non sono di certo una novità. Facendo un salto indietro nel tempo, nel settembre 1979, la giornalista Oriana Fallaci è a Teheran per intervistare l’Imam Khomeini. L’intervista vira sulla questione dello chador.

L’Imam sembra si alteri e risponde alla Fallaci che “la veste islamica è per le donne giovani e perbene“. A quel punto la Fallaci si toglie lo chador, che senza mezzi termini definisce come “stupido cencio da medioevo” e Khomeini risponde senza girarci attorno che “se non esistesse questo indumento le donne non potrebbero lavorare in modo sano e utile”.
In altri termini è un velo a dettare legge, un velo che rappresenta ben altro che qualcosa di religioso, un velo che stabilisce la posizione della donna.

A tutt’oggi uno sgarbo come quello fatto da Erdogan nei confronti di una carica istituzionale femminile, mette in evidenza come questa disparità sia ancora ben radicata. Un avvertimento all’Europa che da anni cerca di far in modo che la Turchia entri nell’UE.

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