Le bombe di Israele colpiscono anche l’informazione. I giornalisti: “Lavoriamo dall’ospedale”

E’ un duplice attacco, quello condotto da Israele che ha bombardato la sede di al-Jazeera e Associated Press a Gaza. L’eco dell’azione è così vasta che anche Washington condanna, seppur timidamente, l’accaduto: “Sicurezza media è responsabilità essenziale“.

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Israele e il monopolio dell’informazione

Il bombardamento ha fatto collassare su se stesso il grattacielo di al-Jala, 12 pieni, per un conteggio di 140 vittime tra cui 39 minori e 22 donne. Al centro di Gaza rimane una massa di polvere e corpi e la consapevolezza che a dover essere annientati non sono solo i palestinesi ma ogni narrazione della vicenda che non sia filo-israeliana. Gli ultimi piani del palazzo ospitavano le sedi di al-Jazeera e di agenzie di informazione, tra le quali l’Associated Press. Israele giustifica le proprie azioni dicendo che Hamas usava il palazzo come nascondiglio.

La giustificazione cerca pure l’approvazione internazionale. Il premier Netanyahu ha avuto un colloquio con Biden in cui, sebbene il presidente americano lo esortasse a “garantire la sicurezza e l’incolumità dei giornalisti e dei media indipendenti”, ci sono stati aggiornamenti anche sulle future intenzioni di Israele: “Tel Aviv fa tutto il possibile per evitare di colpire persone non coinvolte. La prova è che le torri, al cui interno c’erano obiettivi terroristici, attaccate dall’esercito, sono state sgomberate dalle persone non coinvolte”.

Secondo un portavoce di Israele: “Tutti i grattacieli colpiti da Israele erano sfruttati per fini militari. Quando Hamas utilizza un edificio elevato per fini militari, esso diventa un obiettivo militare legittimo. Il diritto internazionale è chiaro”.

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Il diritto di difendersi… dei giornalisti

Lo stato maggiore d’Israele è confuso sul concetto di difesa, fosse anche perché a essere confusa è l’evidenza di un attacco da parte di Hamas. Secondo Israele, Hamas avrebbe tecnologie belliche tale da rappresentare una minaccia per la sopravvivenza dello stato Israeliano, eppure i fatti raccontano che probabilmente Hamas non ha nemmeno i mezzi per difendersi e i ‘suoi giornalisti’ lavorano dall’ospedale.

La giornalista di Al Jazeera Youmna al-Sayed riferisce che il sito dell’emittente è momentaneamente l’ospedale Al Shifa di Gaza City: “È il posto più sicuro che conosciamo”.

Benché l’attacco sia stata preannunciato dalle milizie d’Israele, in quanto l’obiettivo era un bersaglio ‘civile’, il tempo a disposizione dell’evacuazione è stato misero, soltanto un’ora, e ciò non ha permesso di mettere in salvo le attrezzature e 140 persone.

 

 

 

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