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Aggressione omofoba e apologia del fascismo nel leccese: tra gli indagati anche un poliziotto

Aggressione omofoba al locale Barattolo a sud di Leverano. Tre facinorosi, al grido di “siamo fascisti”, avrebbero picchiato il proprietario Antonio Paladini, 42 anni, dopo che quest’ultimo gli avrebbe intimato di allontanarsi e di non importunare gli avventori.

Gli aggressori sono stati individuati in meno di 24 ore.

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Come si intrecciano omofobia e fascismo

Mentre si aspetta l’approvazione del DDL Zan, anche Lecce diventa teatro di un aggressione omofoba, aggravata da apologia del fascismo. Succede più precisamente a Leverano, nel bar gay friendly ‘Barattolo Sud’, dove il titolare Antonio Paladini è stato prima aggredito verbalmente e poi picchiato da tre facinorosi. Adesso devono rispondere in concorso di percosse aggravate da futili motivi e da finalità discriminatorie.

Il titolare li aveva invitati ad allontanarsi, dopo che i tre gli avevano urlato insulti omofobi, e a quel punto è stato accerchiato, preso a spintoni e poi scaraventato su un tavolo.

I tre sono stati messi in fuga dall’esercente della pizzeria vicina che sono intervenuti in soccorso di Antonio Paladini e dell’altro dipendente del locale.

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Gli indagati sono A D., imprenditore di 58 anni di Leverano, P.C. 49 anni, originario di Santa Maria Capua Vetere e attualmente impiegato come poliziotto penitenziario a Parma, e S.S., 69 anni di Carmiano, sempre in provincia di Lecce, che deve rispondere anche di apologia del fascismo, avendo urlato, in risposta all’invito di andarsene: “Siamo fascisti”.

Il locale, ‘Il bar Barattolo a sud’, è una succursale di un locale di Bologna, e si definisce ‘safe, queer e antifa’.

L’aggressione è avvenuta il 26 agosto e in meno di 24 ore gli uomini della Digos della questura di Lecce, coadiuvati dai colleghi della squadra mobile, hanno fermato i tre uomini dopo la denuncia della stessa vittima avvenuta sia sui social che in questura.

A condannare il gesto la comunità di Leverano, che ha subito collaborato attivamente alle indagini coordinate dalla procura della Repubblica di Lecce.

Federica Giunta

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