“8000 dollari per il video”: nuovi risvolti sullo stupro di gruppo del Fairmont Hotel

Dopo il clamore sui social e l’intervento da parte di movimenti per i diritti delle donne il caso di violenza sessuale è finito in tribunale, ma senza successo. E adesso la famiglia è disposta a pagare per ottenere il video del crimine e poterlo utilizzare come prova in tribunale 

Nell’aprile del 2014 in Egitto ha avuto luogo uno stupro di gruppo nell’hotel Fairmont Nile City, al Cairo.
A subire la violenza una giovane ragazza che, dopo essere stata narcotizzata con la droga dello stupro messa nel cocktail, è stata in seguito violentata da un gruppo di giovani appartenenti a famiglie benestanti della Cairo bene.

Il caso è rimasto senza colpevoli fino all’agosto del 2020 quando, in occasione di un’ondata di polemiche da parte di moltissimi utenti sui social riguardo a vari casi di molestie sessuali e violenze, il caso del Fairmont hotel è finito in tribunale, ma gli esiti non sono stati quelli sperati.
Da allora la famiglia si è attivata in una incessante ricerca di prove che potessero incastrare i colpevoli, molti dei quali fuggiti all’estero.

Il caso di stupro di gruppo nell’hotel al Cairo

Stando a quanto riportato dalle testimonianze, la violenza sarebbe avvenuta nel 2014 quando un gruppo di giovani appartenenti a famiglie benestanti della Cairo bene ha narcotizzato la vittima mettendole nel cocktail a sua insaputa la cosiddetta “droga dello stupro”.
Il gruppo l’ha portata nella stanza, l’hanno violentata per poi incidere sulla pelle della vittima la prima lettera dei nomi di ciascuno, il tutto mentre riprendevano con un cellulare l’abuso sessuale.
Il video dello stupro di gruppo è stato poi inoltrato a vari amici ed è finito, con ogni probabilità, anche su alcuni siti.
Come dichiarato dal legale della vittima, quest’ultima sarebbe rimasta anche incinta a seguito delle violenze, avvenute quando aveva 17 anni.

Il movimento #metoo egiziano e le proteste sui social per il caso del Fairmont Hotel

Erano le prime settimane del luglio 2020 quando un gruppo di utenti sui social network hanno scatenato una grossa polemica su una serie di casi di abusi e violenze sessuali.
A seguito del polverone sollevato dal movimento online le autorità giudiziarie hanno reagito, invitando le vittime in questione a denunciare alla Procura le violenze subite.
Sull’onda delle proteste a colpi di post e hashtag alcuni esponenti del mondo dello spettacolo, in particolare molte attrici egiziane, hanno deciso di sensibilizzare sul delicato argomento delle denunce degli abusi sessuali, e molti utenti hanno iniziato a pubblicare dettagli di alcuni terribili casi di stupro.
In tal senso, in tanti hanno paragonato questi eventi alla campagna nota a tutti come Me Too, attraverso la quale sono stati messi in luce tantissimi casi di abusi e tentati abusi subiti anche da diverse attrici e cantanti nel mondo dello showbiz.
Dalle proteste è stata emanata anche una legge a sostegno di coloro che denunciano le violenze sessuali subite.

La denuncia sui social, l’arresto e la scarcerazione

Fra gli episodi denunciati online è apparso quello avvenuto al Fairmont Hotel.
Immediata la copertura mediatica, soprattutto su Twitter, dove sotto l’hashtag  #Fairmont_Crime sono stati denunciati i nomi dei violentatori e sono state pubblicate delle loro foto.

 In tanti hanno confermato che si trattasse di loro, ma non solo.
Secondo alcuni utenti, infatti, il gruppo di stupratori benestanti avrebbe violentato almeno altre 6 ragazze oltre la vittima dell’hotel.
Quest’ultima, residente fuori dal Cairo, ha deciso di scrivere un post sui social nel quale denunciava non solo la violenza subita, ma anche il fatto di essere stata ricattata da loro con il video dello stupro: se avesse parlato, lo avrebbero diffuso ovunque.

Verso la fine del luglio dell’anno scorso è intervenuto nella vicenda anche l’hotel dove si è consumata la violenza, offrendo supporto di qualsiasi tipo nelle indagini.
Nei primi giorni dell’agosto 2020 la procura egiziana, dopo aver ricevuto una lettera dal Consiglio Nazionale per le Donne, accompagnata dalla denuncia della vittima, ha ordinato l’apertura di un’indagine sulle aggressioni sessuali avvenute all’interno dell’hotel “Fairmont Nile City” al Cairo.

Alla fine del mese la procura della città egiziana ha ordinato l’arresto degli accusati, inserendoli nella lista di divieto di viaggio nell’attesa che si facesse l’interrogatorio sulle accuse.
Nonostante il divieto molti dei ragazzi colpevoli della violenza sono fuggiti all’estero non appena hanno avuto inizio le indagini.

Per la precisione sono stati 7 di loro a fuggire: “Due degli imputati hanno lasciato il Paese il 27 luglio 2020, e altri quattro sono seguiti il ​​giorno successivo, e il l’ultimo è partito il 29 luglio 2020”, si legge in un articolo tradotto dall’arabo dell’Egypt Indipendent.

Il primo imputato del caso, già coinvolto in un’accusa di violenza simile, è stato messo in carcere in via preliminare per quattro giorni nell’attesa che partissero le indagini. A questo se ne sono aggiunti altri due.
Alla fine, il numero degli imputati coinvolti nel caso del Fairmont Hotel sono stati in tutto 16 fra diretti coinvolti e testimoni.

Dopo una serie di arresti realizzati anche grazie all’intervento dell’Interpol e un’indagine durata nove mesi, come riportato dalla BBC, i quattro sospettati del caso sono stati rilasciati, come confermato dai pubblici ministeri, per assenza di prove.
Qualora ne venissero fuori a sufficienza il caso potrebbe essere riaperto, hanno aggiunto alla fine delle dichiarazioni.
A quanto si apprende da un articolo della BBC pubblicato il giorno in cui il caso è stato archiviato, le dichiarazioni dei testimoni sarebbero state fortemente contraddittorie fra loro.
La legge sulle violenze sessuali e le relative denunce approvata lo scorso anno dal Parlamento egiziano proprio a seguito delle proteste non sembra aver dato l’esito sperato, per lo meno in questo caso.

La richiesta della famiglia: “8K a chi ci consegna il video”

Nella giornata di ieri è comparso sulla piattaforma Reddit un post intitolato: “Criminal video needed: *$8K Reward*” nel quale si legge: “Abbiamo bisogno del tuo aiuto per trovare prove video per un crimine di gang r*pe avvenuto in Egitto. Scrivimi.” con sotto riportato il racconto della terribile vicenda e i link ad alcuni articoli e podcast sull’incidente.

Alla fine scrivono:

“La sua famiglia è pronta a pagare $ 8.000 a chiunque trovi il video di Fairmont, o $ 2.000 qualora vengano individuati altri video di loro (considerato che hanno fatto questo a letteralmente centinaia di donne). Potresti trovare altri uomini anche in altri video. È un’enorme banda di stupratori. Questi sono i 4 uomini che troverai in questo video specifico: https://i.imgur.com/IZzBRX9.jpg”.

In allegato la foto dei quattro uomini accusati di violenza sessuale di gruppo, oltre alla somministrazione di droghe, attualmente scagionati.
I post sono stati differenti su Reddit, anche se molti sono stati eliminati visto l’argomento delicato.
In moltissimi, tuttavia, hanno commentato a sostegno della richiesta suggerendo eventuali vie alternative per trovare le prove sufficienti per incastrare i colpevoli.

L’angoscia e la frustrazione generata dalla loro assoluzione non ha riguardato solo la famiglia della vittima, ma anche moltissimi utenti online che a seguito della decisione dei pubblici ministeri avvenuta lo scorso maggio si sono riversati sui social per esprimere la loro rabbia per l’esito della vicenda giudiziaria.

Qualora la famiglia trovasse delle prove, tuttavia, il caso potrebbe riaprirsi.

Impostazioni privacy