Strangolato, fatto a pezzi e sciolto nell’acido: la storia del pedofilo che ha ucciso 100 ragazzini

Occhio per occhio, dente per dente” recita la famosa “legge del taglione” e sembra che in alcune zone questa sia ancora piuttosto attiva. Quello che avvenne in Pakistan nel 2001 ha dell’incredibile, ma rende bene l’idea di questa “legge” e ce lo ricorda il ‘Daily Star’ nel ventennale della sentenza.

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Nella sostanza un giudice aveva condannato Javed Iqbal, pedofilo pakistano che uccise 100 ragazzini, ad essere ucciso nello stesso modo in cui aveva ucciso le sue piccole vittime.

Javed Iqbal aveva confessato di aver ucciso 100 ragazzi, e il suo modus operandi era quello di strangolarli, per poi smembrarne i corpi e scioglierne i resti nell’acido. Così il giudice pakistano aveva deciso di procedere allo stesso modo.

La sentenza fu la seguente: “Verrai strangolato a morte davanti ai genitori dei ragazzi che hai ucciso, il tuo corpo sarà tagliato in 100 pezzi e messo nell’acido. Nello stesso modo in cui hai ucciso i bambini”. Questa è stata la sentenza più atroce mai emessa, ma non è mai avvenuta.

La condanna non è stata eseguita in quanto Iqbal si è suicidato in carcere l’8 ottobre nell’attesa della pena capitale. Questo nonostante comunque il Governo del Pakistan abbia bloccato la sentenza per ragioni legate ai diritti umani.

Javed Iqbal, classe 1956, per decenni si era occupato di prendersi cura di giovani orfani e mendicanti. Li attirava nelle sue dimore promettendo loro ricchezze e riservando loro trattamenti speciali nelle sue case di lusso.

Nel dicembre 1999 scrisse una lettera ai giornali per confessare lo stupro e l’omicidio di 100 ragazzi nei sei mesi precedenti.

Attirava i bambini nelle sue ville e li stuprava prima di ucciderli, smembrarli e scioglierli nell’acido

Raccontò di come attirasse bambini e ragazzi tra i 6 e i 16 anni nella sua abitazione dove li stuprava, per poi ucciderli e farne a pezzi i corpi prima di scioglierne i resti nell’acido.

In seguito Iqbal aveva negato tutto quanto aveva confessato, ma a incastrarlo sono stati i registri dettagliati che aveva tenuto sulle sue vittime.

Iqbal aveva confessato di non avere rimpianti per aver ucciso 100 bambini e aveva raccontato di come negli anni ’90 la polizia lo aveva picchiato così duramente da rimanere paralizzato: “Mia madre ha pianto per me. Volevo che 100 madri piangessero per i loro figli“.

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