Piero Chiambretti e le ferite che non si chiudono: il suo drammatico racconto

Confermato alla guida di ‘Tiki Taka – La repubblica del pallone’, Piero Chiambretti rimane uno dei volti Mediaset più apprezzati e ormai anche più longevi: dal passaggio da La7 nel 2088 ad oggi, il conduttore nato ad Aosta ha avuto la possibilità di cimentarsi con diversi programmi tagliati ad hoc su di lui, sebbene in mezzo ci siano state anche delle lunghe pause lontano dalle telecamere.

Da Chiambretti Supermarket nel 2014 ad oggi, però, son state poche le pause che il conduttore cresciuto professionalmente (e non solo) a Torino ha avuto.

Ed una di queste pause forzate è stata legata al Covid, che lo ha costretto a marzo al ricovero d’urgenza in ospedale assieme alla mamma Felicita.

Lei però non ce l’ha fatta (ed è morta a 83 anni, pochi giorni dopo il ricovero) mentre lui ne è uscito – raccontando poi come l’esperienza lo abbia giustamente scosso fortemente.

Arrivò a dubitare del suo ritorno in tv (“Non so se tornerò in tv, e non ho ancora definito con Mediaset i programmi per la prossima stagione. Vorrei che l’anno nuovo portasse vita nuova”) ma poi la possibilità di cimentarsi con ‘Tiki Taka’ ed una grande passione come il calcio lo hanno fatto tornare davanti alle telecamere.

Intervistato da Silvia Toffanin per ‘Verissimo’ ha raccontato di quanto passato e anche del suo rapporto con il padre, mai conosciuto (era un medico di stanza a Milano e oggi avrebbe una ottantina d’anni, ma Chiambretti non ha mai saputo nulla di lui).

Ma accanto a lui c’è stata la madre, la cui perdita lo ha costretto ad un cambio di vita, ché solo così avrebbe potuto ricominciare:

“Le ferite non si chiudono con un premio, lavoro o successo però ti aiutano a continuare a combattere perché la vita è una vera battaglia”.

Quindi, sul rapporto con la madre, ha ribadito quanto fosse forte il loro legame:

“La conosco troppo bene per avere la certezza di ciò che dico… lei ha preferito perdersi per non farmi morire. Non è stata solo una mamma ma tutto, complice, amica, tifosa, tutto”.

Infine, su questo cambiamento che lo ha investito a 64 anni (a testimonianza che a qualsiasi età si possa vivere un cambiamento): “La complicità era la cosa più importante che avevo con lei, eravamo una coppia importante e oggi non solo mi manca la presenza ma il contatto, la complicità che mi faceva più forte ma oggi da solo sono diventato molto forte e poi devo dare il buon esempio a mia figlia (Margherita, nata nel 2011, ndr) e al mio gruppo di lavoro”.

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