Caso Ciro Grillo, parla il consulente dell’accusa: spunta un inquietante retroscena

In vista dell’udienza preliminare del 5 novembre, dettagli che possono aiutare a mettere a fuoco la vicenda del figlio di Beppe Grillo, Ciro, vengono rilasciati alla stampa. Ma partiamo dal principio. Tutto ha inizio due anni fa, Ciro, ora ventunenne è in vacanza in Sardegna con alcuni suoi amici, Edoardo Capitta, Francesco Corsiglia e Vittorio Lauria, tutti e tre coetanei di Grillo.

Tra il 16 ed il 17 luglio si consuma il fatto. Silvia e Roberta passano la serata al Billionaire di Briatore, meta ambita da tutti i giovani che stanziano anche un solo giorno in Sardegna, e proprio lì conoscono Ciro ed i suoi amici che propongo alle due ragazze di continuare la festa a Cala di Volpe (Porto Cervo), dove soggiornano i quattro.

La mattina del 17, prima da soltanto uno di loro (Corsiglia) e poi da tutti e quattro, Silvia viene stuprata. Roberta non subisce la stessa presunta violenza, solo perché sul dormiva sul divano: non può essere un’attendibile testimone oculare, ma è stata vittima di abusi anche lei. Tre dei quattro avrebbero approfittato della sua condizione per scattare fotografie e girare un breve video in pose ed atteggiamenti osceni accanto a lei che dormiva.

C’era solo vodka e Lemon soda in quella bottiglia?

Mentre i quattro hanno respinto ogni accusa, affermando come, al contrario, Silvia fosse del tutto consenziente ed anzi avesse preso lei stessa l’iniziativa e che Corsiglia, ad un certo punto, si fosse anche addormentato. Nella versione della giovane ragazza, invece, anche lei oggi ventunenne, Silvia è stata costretta a bere da una bottiglia un cocktail a base di vodka e Lemon soda, prima della violenza di gruppo.

E questa bottiglietta non avrebbe contenuto solo alcool, già sufficiente ad alterare la capacità di intendere e di volere di Silvia. Per la prima volta dall’inizio delle indagini si parla di GHB, la droga dello stupro, ipotesi mai prima presa in considerazione dagli inquirenti. Ne parla in “linea teorica” il professore Enrico Marinelli, chiamato in causa dall’avvocata Giulia Bongiorno che difende Silvia. Se fosse vera l’ipotesi avanzata da Bongiorno e Marinelli, la vicenda acquisirebbe toni ancora più delicati: l’ipotesi della droga dello stupro graverebbe pesantemente la posizione di Grillo e dei suoi amici.

La consulenza medico legale esterna di venti pagine, depositata dall’avvocata, apre un nuovo scenario: “In linea puramente teorica non è possibile escludere l’uso di sostanze di questo tipo, prima o in associazione con l’alcol”, spiega il professore. Le droghe dello stupro, infatti, sono particolarmente insidiose: “in quanto costituite da liquidi inodori e incolori, facilmente mescolabili alle comuni bevande, anche non alcoliche, senza che la vittima se ne possa accorgere.”, ma che spiegherebbero il blackout mentale di Silvia subito dopo il consumo di alcool.

GHB e la perdita di coscienza: ecco perché Silvia non ricordò nulla dello stupro subito

“Si tratta di un’amnesia – continua Marinelli – senza la perdita di coscienza e la capacità di compiere azioni complesse come conversare, guidare, avere rapporti sessuali e perfino uccidere.” Insomma, Silvia potrebbe aver rimosso di essere stata abusata sessualmente, fissando nella sua mente come ultimo ricordo solo la bottiglia di vodka e Lemon soda.

Ma la valutazione si spinge oltre. Il docente non esclude che sia “presumibile con alto grado di probabilità, che i presenti fossero tutti coscienti della sua temporanea incapacità di autodeterminazione”, tutti quindi avrebbero violentato Silvia consci del fatto che lei non potesse reagire. La consulenza, in conclusione, ritiene credibile e compatibile con gli approfondimenti medico legali eseguiti il racconto di Silvia; considera collegate alla costrizione fisica subita le lesioni rilevate su braccia e gambe della ragazza al Soccorso violenza sessuale Mangiagalli di Milano il giorno della denuncia e mette in evidenza un disturbo post-traumatico da stress.

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