Vaccini per i più giovani: quali rischi si corrono?

Tra i rischi più paventati dagli scettici al vaccino per il Covid-19, dopo le rare trombosi legate all’Astrazeneca, ha sicuramente gran spazio la miocardite, che crea non pochi problemi ai genitori che si trovano di fronte ad un’importante scelta: far vaccinare i propri figli o meno.

Ma di cosa di tratta? Basta fare una veloce ricerca per sapere, tramite il sito dell’Humanitas, che la miocardite è: “Un’infiammazione del muscolo cardiaco in genere associata a infezioni virali, batteriche o fungine (o micotiche). In alcuni casi è possibile una guarigione completa della malattia, senza reliquati per il cuore. In altri, al superamento della fase di massima acuzie, può seguire un danno permanente con compromissione della funzione cardiaca e conseguente scompenso cardiocircolatorio cronico”. Insomma, una condizione infiammatoria da non sottovalutare, soprattutto in ragazzi adolescenti e giovani maschi.

Tuttavia, è stato riscontrato come, a seguito della vaccinazione, la maggior parte dei casi di sospetta miocardite nei giovani abbia un decorso clinico tranquillo, con sintomi leggeri; come dimostrato nell’ultimo studio pubblicato su Circulation, importante rivista accademica, e coordinato da Dongngan T. Truong, dell’Università dello Utah a Salt Lake City.

Sono stati studiati in diversi centri tra Usa e Canada 139 adolescenti, età media 15,8 anni, con 140 episodi di sospetta miocardite, 49 confermati e 91 probabili, sviluppatisi entro un mese dalla somministrazione di vaccino a m-RNA, cioè Pfizer o Moderna. Il dolore toracico ha rappresentato il sintomo più comune tra i ragazzi ed in oltre quattro casi su cinque si è intervenuti con farmaci antinfiammatori non steroidei per una degenza media in ospedale di due giorni.

Si tratta di uno studio che ha dimostrato come, anche di fronte ad una probabilità più alta di sviluppare miocardite rispetto alla popolazione generale, per adolescenti e giovani maschi sia meglio vaccinarsi, piuttosto che rimanere totalmente vulnerabili dinnanzi al virus, a fronte soprattutto delle nuove varianti; insomma, il rapporto rischio-beneficio, anche per i cardiologi, è sbilanciato a favore della vaccinazione.

Un po’ di dati alla mano

Al congresso in corso della Sic – Società Italiana di Cardiologia, Ciro Indolfi, presidente della società, ha fatto presente che: “pur evidenziandosi un rischio lievemente maggiore in giovani soggetti con età inferiore ai 30 anni (circa 15 casi su 100.000), i casi di miocarditi sono stati lievi e a rapida risoluzione nel 95% dei casi. Inoltre sappiamo che la miocardite interessa soprattutto i maschi in età giovanile, in particolare intorno ai 15 anni”.

Il Cdc, Centro per il Controllo delle Malattie, di Atlanta stima che il rischio di miocardite dopo la vaccinazione con m-RNA sia di 70 per 1 milione di dosi somministrate tra i ragazzi di età compresa tra 16 e 17 anni,  fascia quindi a più alto rischio che si azzera totalmente  tra le ragazze e gli anziani.

Ma non solo dall’America e dall’Italia arrivano conferme sul vaccino. Il New England Journal of Medicine, studio coordinato dall’Università di Tel Aviv, ha valutato la comparsa, la presentazione, il decorso clinico e l’esito di miocarditi dopo almeno una dose del vaccino a RNA-messaggero di Pfizer-Biontech. Su oltre 2,5 milioni di soggetti vaccinati di età pari o superiore a 16 anni, 54 casi hanno soddisfatto i criteri per la miocardite, per un ‘incidenza  di 2,13 casi ogni 100.000 casi, che tuttavia aumenta a 10,69 casi per 100.000 persone in pazienti di sesso maschile di età compresa tra 16 e 29 anni. Malgrado il dato resti basso e il pericolo sia sotto controllo, resta comunque necessario monitorare la situazione per questa fascia di popolazione.

Come riportato da La Repubblica, sempre Indolfi, il presidente della Sic, ha rassicurato sui vaccini: “La farmacovigilanza ha un ruolo fondamentale e le autorità sanitarie continueranno a monitorare la sicurezza e l’efficacia dei vaccini con l’incremento progressivo delle somministrazioni negli adolescenti e giovani adulti rimanendo attenti nel rilevare segni e sintomi di miocardite e pericardite, come, tra i più comuni, il dolore toracico, le alterazioni del tracciato elettrocardiografico e l’alterazione di alcuni esami del sangue, come ad esempio la misurazione della troponina”.

“Le miocarditi dopo vaccinazioni per Covid-19 costituiscono eventi rari e nella grande maggioranza dei casi hanno una presentazione clinica a basso rischio e con una prognosi generalmente molto favorevole – ha aggiunto Gianfranco Sinagra, ordinario di Cardiologia dell’Università di Trieste e vice Presidente Sic. – “Ulteriori studi saranno utili per la comprensione dei possibili meccanismi alla base degli episodi miocarditici, ma attualmente vaccinarsi rimane fondamentale per preservare in primis la salute ma anche garantire libertà, crescita e sviluppo”.

Anche perché, è stato fatto notare come la miocardite possa essere una delle complicanze dovute proprio al contagio con un’incidenza di quasi quattro volte superiore rispetto a quella osservata nei soggetti vaccinati; pertanto vaccinarsi preserva anche da conseguenze ben peggiori. Così come si legge nel sito dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù.

“Negli adolescenti, inoltre, la malattia Covid-19 può manifestarsi con quelle rare sindromi di infiammazione multi-organo (Multi Inflammatory Syndrome o MIS-C) che sono forme gravi o gravissime, pericolose per la vita. È quindi importante vaccinare i ragazzi, soprattutto gli adolescenti ad alto rischio per altre malattie sottostanti, che aumentano la possibilità di sviluppare le forme di Covid-19 più gravi. Tuttavia, dato che il rapporto beneficio-rischio individuale degli adolescenti è ridotto rispetto agli adulti, è necessario considerare ancor più attentamente la sicurezza dei vaccini anti Covid-19 in questa fascia di età.”

Impostazioni privacy