“Potrebbero esserci perdite radioattive”: cosa sta accadendo e cosa potrebbe accadere a Chernobyl?

Chernobyl è senza energia e 210 tecnici della centrale al momento lavorano sotto il controllo russo da due settimane, ma c’è di più. In un comunicato stampa Energoatom, l’azienda di Stato ucraina che si occupa della gestione delle quattro centrali nucleari sul territorio ucraino, ha fatto sapere che il perpetrarsi del mal funzionamento della centrale, impedendone potenzialmente il raffreddamento del combustibile nucleare esaurito, potrebbe portare al rilascio di sostanze radioattive. Ma quali rischi stiamo correndo?

Chernobyl
Chernobyl, una immagine tratta dalla nota serie tv

“Entro 48 ore potrebbero esserci perdite radioattive”, ha dichiarato, infatti, il ministro degli Esteri di Kiev, Dmitry Kuleba, temendo che l’inattività prolungata di Chernobyl possa provocare un rilascio di materiale radioattivo, tuttavia l’Aiea – Agenzia internazionale per l’energia atomica – per il momento non si è sbilanciata, rassicurando piuttosto sulla delicata questione in corso a Pripyat; per l’agenzia, infatti non si può parlare di impatto critico sulla sicurezza – non sono stati rilevati aumenti dei livelli di radioattività – tuttavia, la storia della centrale, la sua macabra “fortuna” e la paura diffusa nell’immaginario collettivo fanno si che qualsiasi accadimento bellico in questi giorni diventi immediatamente ancora più pericoloso se associato alla vecchia centrale nucleare, non ancora del tutto sopita, contenendo ancora reattori dismessi e strutture per rifiuti radioattivi.

Proprio per questo, il Direttore generale dell’Aiea, Rafael Mariano Grossi, come riportato da Sky tg 24, ha comunque esternato una profonda preoccupazione per la situazione difficile e stressante che deve affrontare il personale della centrale nucleare di Chernobyl dal 24 febbraio scorso, da quando i russi hanno preso il controllo della centrale.

“Invito le forze che controllano efficacemente il sito a facilitare urgentemente la rotazione sicura del personale” – ha sollecitato Grossi – “il personale che gestisce gli impianti nucleari deve poter riposare e lavorare a turni regolari”, per evitare ulteriori possibili danni, soprattutto dopo la sospensione dei contatti con la centrale di Chernobyl, così come è avvenuto a Zaporizhzhia, da parte dell’Aiea incapace di monitorare ciò che realmente accade, così, all’interno di due impianti. I militari russi, infatti, secondo gli operatori della centrale, avrebbero scollegato gli impianti nucleari dalla rete.

Le centrali nucleari in mano ai russi

Conquistare le centrali nucleari dell’Ucraina per i russi è di fondamentale importanza, significa infatti avere il controllo, nonché un margine di riuscita maggiore, del conflitto stesso; proprio per questo Chernobyl non è la sola nel mirino dei russi.

Qualche giorno fa, infatti, l’esercito del Cremlino ha attaccato e conquistato la centrale nucleare di Zaporizhzhia, ma anche se al momento l’attacco di venerdì non ha causato danni all’impianto, dei rischi ci sono, tanto a Zaporizhzhia quanto a Chernobyl. Si potrebbe parlare, infatti, di un grosso incidente nucleare nel caso si colpissero i reattori, le strutture in cui avvengono le reazioni di fissione e in cui è prodotta l’energia; si danneggiassero le vasche d’acqua fredda in cui sono stoccate le barre di combustibile esausto e che permettono di contenerne la radioattività; o, infine, si interrompesse il funzionamento dei sistemi che raffreddano l’acqua delle vasche e che permettono di controllare la temperatura dei reattori; un po’ come sta avvenendo a Chernobyl in queste ore.

Il combustibile nucleare di un impianto, anche quando le reazioni di fissione sono sospese o terminate, deve essere continuamente raffreddato per evitare che si arrivi alla fusione e alla diffusione di materiale radioattivo fuori dal reattore. Si correrebbe, insomma, il rischio di assistere ad un disastro di simile a quello della centrale giapponese di Fukushima Daiichi, nel 2011, quando uno tsunami causato da un terremoto bloccò il funzionamento dei sistemi di raffreddamento della centrale.

Si giustifica così la tensione crescente attorno alle due centrali nucleari: se per qualche ragione una centrale sotto attacco dovesse rimanere priva di elettricità per molto tempo, i sistemi di raffreddamento potrebbero smettere di funzionare causando gravissimi danni.

Al momento i generatori diesel di riserva hanno una capacità di 48 ore per alimentare Chernobyl, dopo ci si ritroverebbe ad affrontare un problema più grande del conflitto stesso, come sottolineato da Kuleba su Twitter, invitando la comunità internazionale a chiedere urgentemente alla Russia di cessare il fuoco e consentire alle unità di riparare l’unica rete elettrica che alimenta la centrale nucleare. : “Successivamente, i sistemi di raffreddamento dell’impianto di stoccaggio del combustibile nucleare si fermeranno, rendendo imminenti le perdite di radiazioni. La barbara guerra di Putin mette in pericolo l’intera Europa. Deve fermarsi immediatamente!”.

In altre parole, permettere l’interruzione di corrente alla centrale di Chernobyl “causerà a breve il blocco dei sistemi di raffreddamento dell’impianto di stoccaggio del combustibile nucleare, rendendo imminenti la fuoriuscita di radiazioni“, ha concluso Kuleba

Di tutt’altro avviso è invece la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, che ha spiegato, come riportato sempre da Sky Tg 24, perché i russi abbiano in realtà preso il controllo delle centrali nucleari ucraine: “Attualmente, il controllo della situazione nella centrale nucleare di Chernobyl è svolto congiuntamente da personale militare russo, specialisti ucraini, personale civile della centrale e la guardia nazionale di questo paese. Le azioni dell’esercito russo in questa pericolosa situazione sono state dettate dalla necessità di prevenire una provocazione nucleare da parte dei nazionalisti ucraini, che, a quanto pare, non hanno nulla da perdere. In effetti, sono stati addestrati per questo. Ecco perchè l’esercito russo sta prendendo il controllo degli impianti nucleari dell’Ucraina”.

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