“Giù le mani da Radiofreccia” | Dopo La Rappresentante di Lista, Matteo Salvini ci è ricascato

Matteo Salbvini fa infuriare Luciano Ligabue, Stefano Accorsi e tutta la Fandango a causa di uno spot elettorale dal dubbio gusto. 

Nel 1998 inizia ufficialmente il sodalizio artistico tra Luciano Libague, in veste di regista, e Stefano Accorsi. Così, dal loro incontro prende vita ‘Radiofreccia‘ e il tormentato personaggio di Ivan Benassi, detto “Freccia”. Non si tratta di un semplice film, ma di una rivelazione cinematografica che continua a raccogliere proseliti anche 24 anni dopo.

Ligabu e Accorsi contro Salvini
Fonte: Facebook

Il tormento di Ivan è il tormento di ogni giovane che sia affaccia alla vita adulta, incredulo di dover scendere a patti con se stesso, mettendo da parte i suoi sogni, pur di sopravvivere in un mondo votato alle apparenze, alle ipocrisie e al perbenismo. E’ la realtà che ti schiaffeggia, ti trasmortisce e ti sputa se non sei funzionale al sistema stesso. E’ la realtà che non accetta la profondità, che si accontenta della superficie e che ti mastica finché può spolparti.

“Radiofreccia” è il manifesto di una generazione stanca e disincantata che trova il proprio rifugio nel compromesso, nella mala sorte o nella droga, quell’attimo di fatale piacere che obnubila i pensieri. Ora, considerando come Matteo Salvini ripeta sempre fino allo sfinimento che la droga – qualunque essa sia – è morte e distruzione, senza possibilità di redenzione, è abbastanza diffiicile “credere” che abbia scelto il “credo laico” di Freccia per la sua compagna elettorale.

Radiofreccia, il monologo della discordia

Il monologo di Freccia in radio è probabilmente uno dei più famosi della cinematografia tricolore (o, per lo meno, degli ultimi 25 anni di cinema italiano – ‘Radiofreccia’ è uscito nel 1998).

Per chi non lo avesse presente, lo proponiamo di seguito:

Credo nelle rovesciate di Bonimba, e nei riff di Keith RichardsCredo al doppio suono di campanello del padrone di casaChe vuole l’affitto ogni primo del meseCredo che ognuno di noi si meriterebbe dia vere una madre e un padreChe siano decenti con lui almeno finché non si sta in piediCredo che un Inter come quella di Corso, Mazzola e Suarez non ci sarà mai piùMa non è detto che non ce ne saranno altre belle in maniera diversaCredo che non sia tutto quaPerò prima di credere in qualcos’altro bisogna fare i conti con quello che c’è quaE allora mi sa che crederò prima o poi in qualche DioCredo che se mai avrò una famiglia sarà dura tirare avanti con trecentomila al mesePerò credo anche che se non leccherò culiCome fa il mio caporeparto difficilmente cambieranno le coseCredo che c’ho un buco grosso dentro, ma anche che, il rock n’rollQualche amichetta, il calcio, qualche soddisfazione sul lavoroLe stronzate con gli amici, beh, ogni tanto questo buco me lo riempionoCredo che la voglia di scappare da un paese con ventimila abitantiVuol dire che hai voglia di scappare da te stessoE credo che da te non ci scappi nemmeno se sei Eddie MerckxCredo che non è giusto giudicare la vita degli altriPerché comunque non puoi sapere proprio un cazzo della vita degli altri

“Giù le mani da Radiofreccia”

Durante tutta la campagna elettorale, il leader della Lega ha fatto suo un conciso “credo”, che abbraccia più il sacro che non il profano.

E  il suo slogan si è fatto spazio ovunque, anche in uno spot elettorale di dubbio gusto contro il PD e le sue tristissime vicende interne con Albino Ruberti.

Nello spot in questione, infatti, una ragazza sta guardando proprio “Radiofreccia” e il credo (in questo caso) laico di Ivan, prima di essere distratta dalle urla fuori dal suo appartamento.

Peccato però che né Luciano Ligabue, né Stefano Accorsi, né tutta la Fandango abbiano mai concesso a Salvini di usare ‘Radiofreccia’ per la loro campagna elettorale. Proprio per questo, ieri sui social è stata postata la diffida contro la Lega perché l’audio è stato illegittimamente inserito all’interno di un video elettorale. “Nella loro diffida i suddetti hanno contestato la gravissima violazione dei loro diritti sul film”, si legge nella diffida pubblicata da Ligabue e Accorsi.

Ma non solo. Si contesta anche “La spregiudicata utilizzazione dello stesso in una presentazione al pubblico che lascia anche chiaramente presumere una adesione al contenuto del messaggio, da cui invece gli stessi radicalmente si dissociano“. Ma non è nemmeno la prima volta che la Lega finisce nei guai con i cantanti.

Anche la Rappresentante di Lista si era scagliata un mese fa contro Salvini, apostrofandolo come “becero abusatore di hit“. In quell’occasione, l’ex ministro dell’interno aveva usato ‘Ciao Ciao’ durante un suo comizio.

Impostazioni privacy