Moglie, marito e alcuni complici bruciano viva l’amante di lui incinta che si era rifiutata di abortire

La 24enne Ellen Priscila Ferreira da Silva è stata bruciata viva in macchina: fra i sospettati il padre del bambino che la vittima portava in grembo e sua moglie, anche lei incinta

Terribile tragedia a San Paolo, in Brasile, dove il 17 ottobre una donna incinta è stata bruciata viva dal padre del bambino che portava in grembo. I resti carbonizzati sono stati rinvenuti nell’automobile: oltre alla donna è rimasto ucciso il 39enne Ely Carlos dos Santo, entrambi identificati dalle rispettive famiglie.

Le due vittime rimaste bruciate vive in auto

La vittima si era rifiutata di abortire

Un crimine orrendo e, indubbiamente, frutto di premeditazione, come ha specificato l’ufficiale di polizia Paulo de Tarso. Tre uomini di 19, 35 e 38 anni e una donna di 36 anni sono stati arrestati in relazione alla brutale vicenda. Fra questi l’amante della vittima, che era sposato con una donna coinvolta nell’omicidio e anche lei incinta: “La vittima era incinta di quattro mesi di uno dei sospettati, che è sposato. Sua moglie, che ha confessato, e che è anche incinta, sapeva tutto”. Sono tre, tuttavia, le piste seguite dagli investigatori: vendetta, crimine passionale e debito di droga: si ipotizza, infatti, che le due vittime avessero contratto dei debiti di droga con uno dei sospettati, noto alle forze dell’ordine come spacciatore. Inoltre, il fatto che la vittima non volesse abortire il bambino concepito nella relazione extra coniugale è un altro degli aspetti che secondo gli inquirenti è indubbiamente preponderante. 

Dai media locali emergono altri grotteschi dettagli: uno dei sospettati si era recato dalla famiglia di Ellen per consolarli. Inoltre l’auto del 38enne, molto probabilmente la mente dietro la tragedia, è stata rinvenuta sulla scena del crimine: a questo proposito l’uomo aveva inizialmente aveva dichiarato alla polizia di essere stato aggredito il giorno in cui il crimine è stato commesso e di aver finto di svenire per evitare di essere bruciato vivo. In seguito, però, ha confessato di aver inventato tutto e di essersi inflitto le ferite mostrate alla polizia mentre era sotto effetto di droghe.

 

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