Coronavirus, Richeldi (CTS): “Le persone con sintomi non gravi dovrebbero essere curate a casa”

C’è bisogno degli algoritmi per capire che gli ospedali italiani sono di nuovo sotto stress?
«Servono strumenti sofisticati per valutare correttamente l’evoluzione dell’epidemia e mantenere l’equilibrio tra il controllo della diffusione del virus e la salvaguardia delle attività economiche, nei limiti del possibile»

Luca Richeldi, componente del comitato tecnico scientifico (Cts) è stato intervistato da Margherita De Bac per il Corriere della sera.

Lo pneumologo della Fondazione Policlinico Gemelli ha parlato, durante l’intervista, delle ragioni dietro al metodo di lockdown a zone:

Non è più efficace dire semplicemente agli italiani restate a casa perché il virus è ormai diffuso ovunque e le regioni gialle potrebbero diventare rosse?
«Chiusure più pesanti e generalizzate non sarebbero sostenibili nel tempo. Ci attendono altri mesi difficili perché l’epidemia influenzale è in arrivo e si sovrapporrà al Covid. Solo restando a casa e limitandoci a spostamenti necessari si impedisce al virus di circolare».

La situazione peggiorerà?
«Il difficile è prevedere il futuro guardando il passato visto che i dati fotografano contagi avvenuti in media due settimane prima. Le epidemie si diffondono rapidamente e si estinguono molto lentamente. Prepariamoci a una maratona».

Richeldi ha parlato anche di come i cittadini dovrebbero comportarsi durante la stagione che ci aspetta. Gli accorgimenti individuali che possiamo adottare potrebbero alleggerire il carico degli ospedali sotto stress.

Gli ospedali sono allo stremo in diverse aree.
«Il problema non sono più solo le terapie intensive ma il grande numero di pazienti che, spontaneamente o su consiglio del medico curante, arrivano al pronto soccorso con sintomi. […] Le Regioni stanno chiedendo agli ospedali di aumentare i posti letto ordinari e sub-intensivi. Ovviamente salvaguardando le altre attività cliniche e chirurgiche. Ciò rappresenta un grande sforzo»..

Come se ne esce?
«Le persone con sintomi non gravi dovrebbero essere curate a casa quanto più possibile e gestite a distanza».

E quelli che non riescono a contattare il medico?
«Ogni famiglia dovrebbe avere in casa uno strumento indispensabile quanto il termometro, il saturimetro, che serve a misurare il valore dell’ossigenazione nel sangue. Con valori sopra il 92%, si può escludere ragionevolmente la polmonite. In questo caso la malattia può essere gestita a domicilio. La misurazione va effettuata più volte al giorno. La società italiana di pneumologia sta avviando una campagna di donazione. Verranno distribuiti attraverso la rete delle farmacie 40mila saturimetri, soprattutto a famiglie con pazienti affetti da malattie respiratorie. Attualmente credo che meno del il 10% degli italiani ne possiedano uno».

Impostazioni privacy