Legalizzazione dell’aborto in Argentina: la Camera dice sì, si attende il parere del Senato

La proposta è stata approvata dopo ben 18 ore di discussione alla Camera: ora spetta al Senato dare parere favorevole o contrario alla bozza di legge sull’interruzione volontaria di gravidanza

La Camera dei deputati in Argentina ha approvato il disegno di legge sulla liberalizzazione dell’aborto, che nel Paese è attualmente concesso solo e soltanto nei casi in cui la salute della donna sia pericolo o sia rimasta incinta dopo una violenza sessuale. Una volta storica, che arriva come esito di una lunga battaglia condotta dalle attiviste per i diritti delle donne: a proporla è stato infatti il Presidente dell’Argentina Alberto Fernandez in risposta alle manifestazioni dei movimenti femministi. Questo, però, è solo il primo passo verso la legalizzazione dell’interruzione volontaria di gravidanza: approvato con 131 voti favorevoli, 117 contro e 6 astenuti, il disegno di legge dovrà ora passare al vaglio del Senato, indubbiamente lo step maggiormente ostico. Nel 2018, infatti, fu lì che il No prevalse. La proposta ha però molte chance di diventare legge ufficiale: le modifiche apportate al testo originario, fra cui l’inserimento dell’obiezione di coscienza (aspetto fortemente inviso ai movimenti femministi), rendono la legge più semplice da “digerire” per i partiti conservatori; il governo, inoltre, ha il sostegno ufficiale della sua formazione politica. L’approvazione del disegno legislativo arriva dopo ben 19 ore di discussione alla Camera, iniziata alle 11 di giovedì 10 dicembre: una seduta “storica”, come l’ha definita Mónica Macha, presidente della commissione per le donne.

Le manifestazioni fuori l’edificio del Congresso

Mentre era in atto la discussione alla Camera, fuori dal palazzo del Congresso migliaia di persone si sono radunate, trascorrendo la notte manifestando in attesa del verdetto. Verde il colore dei movimenti femministi pro-aborto, diventato simbolo delle loro battaglie; azzurro per gli anti-abortisti, che tenevano in mano durante la protesta i rosari e la bandiera nazionale. 

 

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