La app di tracciamento come arma della polizia? Il caso di Singapore

Il governo di Singapore ha appreso questo lunedì che l’app di tracciamento dei contagi è a disposizione della polizia per le indagini.

Nei primi mesi di lotta al contagio da Covid-19, Singapore, la Cina e la Corea sono stati i primi Paesi ad introdurre delle app di tracciamento al fine di poter rintracciare con maggiore facilità i contatti incontrati da una persona che si scopriva affetta dal Coronavirus. I governi europei, compreso quello italiano, hanno per mesi comunicato l’importanza di una simile applicazione ed all’inizio dell’estate quasi ogni Paese aveva la propria app di tracciamento dei contatti.

In Italia c’è stata una forte discussione a riguardo, con l’opposizione di diversi membri del parlamento alla possibilità che l’App ‘Immuni’ potesse utilizzare il tracciamento Gps degli smartphone per individuare in qualsiasi momento la posizione dei cittadini. E’ stato evidenziato in quel periodo che si sarebbe trattato di una grave violazione della privacy. Questa linea alla fine ha prevalso e l’app disponibile su ogni play store o apple store, funziona solo ed esclusivamente tramite Bluetooth.

Ciò nonostante pochi italiani hanno deciso di scaricarla. Il motivo di tale diffidenza è la possibilità che i dati condivisi sull’app possano essere utilizzati per fini differenti da quello della sicurezza sanitaria. Un timore che non è svanito nonostante le continue rassicurazioni in tal senso da parte del Governo.

App di tracciamento arma della polizia nelle indagini?

Lo stesso timore aveva accompagnato in un primo momento anche i cittadini di Singapore, dove inizialmente l’app non era stata scaricata nemmeno da un terzo della popolazione. Dopo l’arrivo di una seconda ondata di contagi, però, la percentuale di utilizzatori dell’app è salita all’80%. In quel periodo il governo di Singapore aveva escluso categoricamente che i dati potessero essere utilizzati per fini differenti da quello di contrasto all’emergenza pandemica.

Una posizione che è cambiata improvvisamente questo lunedì, quando il ministro degli Affari Interni Desmond Tan ha spiegato al parlamento che i dati possono essere utilizzati anche dalle forze dell’ordine: “Allo scopo di investigazioni criminali”. Immediatamente dopo l’annuncio sono stati in molti coloro che hanno temuto che i propri dati potessero essere utilizzati anche per finalità differenti.

Per evitare di generare una dura reazione della popolazione e la corsa alla disinstallazione di massa dell’app, sul sito è stata aggiunta una specificazione in cui si legge: “Le forze di polizia di Singapore sono autorizzate dal codice di procedura penale ad ottenere ogni dato, inclusi quelli di Trace Together, nel caso di indagini”. Adesso nel resto del mondo si teme che il caso di Singapore possa fare scuola e che una simile possibilità possa essere concessa alle forze di polizia di ogni Paese.

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