Muore a 88 anni Marie Supikova, testimone del terrore nazista in Cecoslovacchia

Si è spenta il 22 marzo scorso a Parigi all’età di 88 anni Marie Supikova, da ragazza era stata testimone della distruzione e del terrore perpetrato dai nazisti durante l’invasione della Cecoslovacchia. Durante la guerra e dopo l’incendio del suo piccolo paese era stata costretta a vivere presso una famiglia tedesca. Durante il famoso processo di Norimberga era stata una delle testimoni che hanno raccontato i crimini e gli orrori della guerra causati dai nazisti.

Secondo quanto riportato dall’amica di Marie, Hana Pokorna, la donna era affetta dal morbo di Alzheimer e di recente aveva contratto, e superato, il Covid-19. Inoltre aveva gravi problemi respiratori, non indifferenti.

Il 9 giugno 1942 i nazisti entrarono nella città di Lidice, un piccolo villaggio di appena 500 abitanti, per vendetta contro la Resistenza ceca e per vendicare anche la morte di Reinhard Heydrich, riconosciuto come il fautore della “soluzione finale”, rasero al suolo la cittadina incendiandola. Durante la distruzione del villaggio i nazisti uccisero 200 persone, tra cui anche il padre di Marie Supikova, che allora era appena una bambina di 10 anni. Il padre venne ucciso, assieme ad altre persone, da un plotone di esecuzione dopo aver messo in fila le persone davanti a un granaio. Le donne, tra cui anche la madre di Marie Supikova, vennero condotte al campo di concentramento di Ravensbruck in Germania.

“Affamati, con i pidocchi e desiderosi di una famiglia”: la testimonianza di Marie Supikova

La testimonianza di Marie Supikova è davvero agghiacciante, racconta infatti che i bambini di Lidice furono condotti in un primo momento vicino a Kladno dove vennero rinchiusi in una palestra e successivamente condotti a Lodz, in Polonia, dove vennero chiusi in una vecchia palestra usata come struttura di detenzione.
Eramo affamati, con i pidocchi e desiderosi di una casa” ha raccontato Marie Supikova. La sua vita è stata graziata perché scelta come una dei bambini da rieducare come dei veri tedeschi, mentre gli altri vennero condotti alle camere a gas.

Marie Supikova dopo un periodo di tempo venne adottata da una coppia di tedeschi, Alfred e Ilsa Schiller, che le diedero un nuovo nome, Ingeborg Schiller. Nel 1948 Marie Supikova raccontò al New York Times che i coniugi Schiller avevano discusso della sua presenza all’interno della casa.

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