“Violentata e lasciata incinta in un angolo”: il drammatico racconto di Lady Gaga

Con grande coraggio, Lady Gaga esce allo scoperto e racconta dei drammatici episodi del proprio passato per la serie di Oprah Winfrey e del Principe Harry sulla salute mentale The Me You Can’t See (La parte di me che non puoi vedere, più o meno possiamo tradurre) in onda su Apple +.

“Ho passato cose orribili di cui oggi posso ridere, ma solo perché sono stata sottoposta a terapia mentale e fisica per poter guarire durante gli anni”: ha raccontato Stefani Joanne Angelina Germanotta aka Lady Gaga.

Un lavoro sulla propria psiche per superare i traumi e per poterne parlare apertamente al pubblico.

E così Lady Gaga è scesa nel dettaglio di alcune drammatiche vicende occorsele.

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A partire da quando – a soli 19 anni – subì un ricatto sessuale da un produttore discografico, poi tramutatosi in una vera e propria violenza:

“Avevo 19 anni e stavo muovendo i primi passi nel settore, e un produttore mi disse ‘togliti i vestiti’. Io dissi di no e me ne andai”.

Ma le insistenze proseguirono, fino alla violenza: “Mi dissero che avrebbero dato fuoco a tutta la mia musica. E non smisero. Non smisero di chiedermi e io sono rimasta di ghiaccio… e non lo ricordo nemmeno”.

Una violenza tremenda, che le fece rivivere altri momenti del passato, quando fu violentata e messa incinta:

“Sono stata male per settimane e settimane e settimane e settimane dopo, e ho capito che era lo stesso dolore che ho provato quando sono stata violentata e lasciata incinta in un angolo“.

Ma non è tutto, perché Lady Gaga ha raccontato di aver dovuto combattere contro l’autolesionismo: “Sai perché non fa bene tagliarsi? Sai perché non è giusto buttarsi contro il muro? Sai perché non fa bene l’autolesionismo? Perché ti fa stare peggio. Pensi che ti sentirai meglio perché stai mostrando a qualcuno, ‘Guarda, sto soffrendo.’ Ma la verità è che non aiuta”.

Fortunatamente, poi, la psicoterapia e il lavoro su se stessa hanno consentito all’amata cantante pop ed attrice di uscirne.

E se lo racconta è affinché qualcun altro possa trarne esempio, affinché possa essere d’aiuto comprendere che non si è soli nel dolore: “Non racconto queste storie per me stessa perché, ad essere onesti, sono storie difficili da raccontare. Me ne vergogno molto. Come faccio a spiegare alle persone che ho privilegi, soldi, potere e sono infelice? Come si può? Non sono qui per raccontarvi la mia storia perché voglio che qualcuno abbia pietà nei miei confronti. Adesso sto bene. Ma apro il mio cuore per qualcun altro. Perché sto dicendo che ci sono passata e le persone hanno bisogno di aiuto“.

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