“Nostro figlio impiccato e nessun messaggio”: il padre di Seid Visin contro ogni strumentalizzazione

La morte di Seid Visin, giovane etiope adottato da una famiglia di Nocera inferiore, continua a far parlare.

Per il terribile dramma in sé, per la morte ad un’età così giovane e per le possibili implicazioni legate al razzismo.

Implicazioni legate al razzismo che però sono state smentite con forza dal padre di Seid, Walter, in una intervista rilasciata a ‘La Stampa’.

Il grande dolore della famiglia, che esclude il razzismo come movente

E’ grande il dolore di Walter Visin per la morte del figlio, ma frattanto è grande la voglia di non vedere questa vicenda strumentalizzata: “Il mio dolore e quello della mamma non è spiegabile. E non è giusto sia strumentalizzato dalla politica italiana. No! Il nostro dolore merita rispetto“.

E in merito alle parole riportate da tutti i media circa lo ‘j’accuse’ contro il razzismo: “Abbiamo trovato nostro figlio impiccato e nessun messaggio vicino il suo corpo. Nessuna ultima lettera. Quello era un post Facebook scritto quasi tre anni fa. Nostro figlio, come la sua famiglia, era a favore di qualsiasi essere vivente. In quel periodo c’era il blocco da parte del governo italiano degli immigrati in mezzo al mare. Questo provocava sofferenza in tutti noi”.

Dal canto suo, nessun problema di accoglienza – fatta eccezione per un episodio marginale:

“Assolutamente sì. Una singola volta, mentre faceva un lavoretto in un bar, un anziano analfabeta disse al titolare che non voleva essere servito da lui”.

Qualcosa, però, potrebbe essere cambiato dopo un’esperienza di vita in Filandia:

“Brillante. Era iscritto all’ Università di Milano. Si era fidanzato con Sara, una bella ragazza finlandese. Insieme avevano deciso di vivere nella sua nazione dove il covid non era così minaccioso come da noi.. Poi da qualche mese era tornato a casa. Era tornato diverso. Ma queste sono storie private della nostra famiglia, dove nessuno in questo momento deve entrare. Perché stiamo soffrendo molto. E il nostro dolore non deve essere strumentalizzato, da nessuno”.

Morte Seid Visin, il ricordo dell’ambiente Milan

E se ieri abbiamo riportato delle parole di Gianluigi Donnarumma, tanti altri legati all’ambiente Milan hanno parlato di Seid, giovanissimo apprezzato trasversalmente anche per l’importante intelligenza.

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Come raccontato da Filippo Galli, ex responsabile del settore giovanile rossonero, al ‘Corriere della Sera’: “Un ragazzo timido, ma di intelligenza superiore alla media. Avevamo intercettato segnali della sua fragilità, tanto che aveva intrapreso un percorso grazie al progetto psicopedagogico avviato con l’Università Cattolica di Milano, ma non erano emersi turbamenti correlati al razzismo”.

Dal canto suo Stefano Nava, ex allenatore di Seid, lo descrive come un unicum nell’universo calcistico: “Alle sei ho controllato WhatsApp, c’era un messaggio di un amico che mi dava la terribile notizia. ‘Seid è morto’. E sa cosa ha pensato? Il mio primo impulso non è stato quello di collegare la scomparsa a un infarto ma immediatamente avevo temuto un suicidio. Posso ritenermi fortunato di essere stato il suo tecnico. Lui era diverso dagli altri, aveva una cultura e una sensibilità fuori dal comune. Lei quanti adolescenti conosce che adorano leggere? Per darle l’idea, lui era appassionato dei classici. Omero, Dostoevskij, Victor Hugo. Seid era dotato di uno straordinario talento che non ha saputo gestire. Mi spiego: a quell’età per imporsi non bastano le doti tecniche, che lui possedeva ed erano eccelse, ma è necessario assimilare concetti tattici, aumentare le conoscenze del calcio, avere una sorta di “cattiveria” che a lui è mancata. Era introverso, non partecipava alla vita di gruppo. Era come se non fosse adatto a questo nostro mondo. Era appassionato di moda, tanto che aveva dei look sempre originali. Studiava le lingue, era esperto di musica, frequentava musei. Aveva una continua sete di sapere. In effetti ero convinto che se nella vita avesse avuto la chance di sfondare non sarebbe avvenuto in campo sportivo, bensì in quello artistico”.

Infine, da segnalare il ricordo di Manuel Locatelli, attualmente centrocampista del Sassuolo (e della Nazionale), ex compagno nelle giovanili rossonere: “L’ho conosciuto nel periodo delle giovanili del Milan. Condividevamo assieme le stanze e gli spazi del convitto rossonero, prima a Rozzano, e poi a Milano nei pressi di San Siro, sempre assistiti dai tutor che avevano il compito di farci studiare e seguirci anche nelle ore di riposo. Di lui ricordo la straordinaria solarità, la voglia di vivere e di sorridere sempre sia con i compagni di squadra coetanei sia con noi, più grandi di qualche anno. La notizia della sua morte mi lascia dentro moltissima tristezza”.

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