Militare condannato a 19 mesi di carcere: tutta colpa di un tatuaggio sui genitali

Un giovane militare austriaco è stato condannato a 19 mesi di carcere per aver violato la legge contro il nazismo con un tatuaggio.

L’apologia del nazi-fascismo è condannata in tutta Europa, poiché l’orrore causato da questa ideologia è qualcosa che nessuno vuole rivivere. Bloccare sul nascere ogni gesto celebrativo è dunque un principio base di ogni repubblica fondata successivamente la caduta del nazisti e la vittoria degli alleati. In Austria ad esempio la legge contro l’apologia del nazismo è stata inserita nella costituzione nel 1947 e vieta qualsiasi tipo di associazione, ma anche qualsiasi tipo di celebrazione o glorificazione di movimenti che anche solo somigliano a quello nazista.

Un divieto che conosceva bene il militare 29enne che qualche giorno fa è stato condannato a 19 mesi di carcere per apologia del nazismo. Le indagini sul suo conto sono iniziate quando il ragazzo ha pubblicato in rete la foto di un tatuaggio sui genitali che raffigurava una svastica. Pare che il giovane se lo fosse fatto imprimere sulla pelle dal fratello dopo aver bevuto due bottiglie di Whiskey. Un errore legato all’alcol? Non proprio visto che oltre alla foto sul web, pare lo avesse mostrato ai commilitoni dopo alcune serate a base di alcol, ma anche alla fine di alcuni allenamenti.

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Militare condannato per una svastica tatuata sui genitali: “Solo dopo ho capito che non aveva senso”

Dalle indagini è emerso che per un periodo della sua vita il militare aveva abbracciato gli ideali nazisti. Sui suoi social sono state trovate foto di stampo nazista davanti al museo della Guerra fredda, post di propaganda di estrema destra e foto di bottiglie di vino di marca Hitler. Insomma sembra che il giovane militare avesse una fascinazione per il periodo storico ed il movimento nazional socialista. Proprio per queste ragioni il tribunale lo ha condannato a 19 mesi di carcere per la violazione della legge contro il nazismo del 1947.

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Prima della condanna l’imputato ha ammesso di aver commesso degli errori: “Sono dispiaciuto e imbarazzato. Frequentavo delle pessime compagnie. Per noi tutto ciò che era fuori legge era qualcosa che ci attraeva irrimediabilmente, ma tutti noi abbiamo sottostimato in maniera enorme quanto fosse sbagliato. A parte questo, non posso dare nessuna ragionevole spiegazione per quello che ho fatto”. Il suo legale in ogni caso ha deciso di ricorrere in appello poiché quei comportamenti e quella simbologia non appartengono da tempo al suo assistito: sono 8 anni che non si associa più con l’estrema destra ed ha anche smesso di ubriacarsi. Inoltre il tatuaggio in questione non è più visibile.

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