Consegna ingente di denunce ad Amazon: il ‘Report’ su comportamenti antisindacali (e non solo)

Amazon non è solo un colosso dell’ e-commerce: sembra essere diventata una necessità, più che un’opportunità, tale per cui c’è una sorta di indolenza a voler parlare di ciò che permette il servizio, c’è una connivenza degli utenti che chiudono gli occhi davanti ad ingiustizie per un fretta di avere che in effetti non ha motivo di essere.

Una denuncia risonante per orecchie sorde

Il report di ‘Report’ su Amazon, si scusi il gioco linguistico, è l’ennesima occorrenza di parole che potrebbero perdersi nell’aria, benché siano parole pesanti e dovrebbero cadere a terra come macigni.

Il giornalista Sigfrido Ranucci e la sua redazione hanno organizzato una puntata, tra testimonianza e inchiesta, che ci consegna un dipinto di Amazon pessimo, eppure conosciuto, eppure ignorato.

sciopero amazon

Un colosso da 1,3 milioni di dipendenti, il cui trattamento di lavoro però non sembra molto anacronistico, quasi quanto l’abolizione della schiavitù nel mondo occidentale.

La video inchiesta di Ranucci parla di lavoratori sfruttati e ‘minacciati’ per l’iscrizione ai sindacati; parla di ritmi forsennati per garantire la tempistica delle consegne; parla di perquisizioni fisiche per rilevare potenziali dispositivi di registrazione (comportamento che non dovrebbe avere luogo in nessun caso, specie se le condizioni non fossero come ‘vaticinate’).

Amazon, nonostante il bilancio economico monstre, è purtroppo al di sopra della giurisdizione statale, per gli stati in cui opera. Con un ammontare di tasse pagate, inferiore all’ 1% dei profitti, il colosso è finito nel mirino dei procedimenti dell’UE.

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Sappiamo che il resto del profitto non è diviso tra i dipendenti, se non in una minima parte che comunque non è adeguata per i ritmi di lavoro.

Anche l’ultimo stabilimento italiano purtroppo sembra non fare differenza…

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