“Ti prego, torna. Stiamo morendo”, ma era una trappola: l’inganno ai danni di Saman

Mentre continuano le ricerche del corpo della ragazza nei pressi di Novellara, emergono dettagli inquietanti sull’atteggiamento della famiglia, ed in particolare della madre che ha deciso di attirare in trappola la figlia

Inquietante, tremendo e grottesco quello che è accaduto a Novellara, nella provincia di Reggio Emilia, dove continuano incessantemente le ricerche del corpo di Saman Abbas, la 18enne scomparsa e rispetto alla cui sorte si teme, oramai, il peggio.

Sembra infatti del tutto confermata l’ipotesi dell’omicidio della giovane Saman, la cui colpa è stata quella di fuggire per tentare di scappare da una famiglia che la voleva prigioniera in una vita in cui, Saman, non si riconosceva.

Ad aggravare ulteriormente la situazione familiare, infatti, la decisione di imporre alla giovane donna un matrimonio combinato rispetto al quale, fino all’ultimo, la 18enne ha manifestato il suo rifiuto in ogni modo.

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Un lungo e travagliato periodo, durante il quale Saman ha tentato più volte la fuga, e che si era concluso, in un primo momento, con l’arrivo dell’adolescente all’interno di una comunità protetta dopo aver sporto denuncia nei confronti dei genitori che volevano imporle quel matrimonio che lei non poteva né voleva accettare.

Alla fine, Saman, aveva deciso di fare ritorno a casa, lasciando la comunità protetta e ritornando in Emilia il 22 aprile. Ma cos’è, o meglio chi è, che ha convinto la giovane ragazza a tornare pur consapevole di tutti i rischi annessi e connessi? La madre, che con un tranello ha fatto in modo che la figlia facesse ritorno a casa per poi farla uccidere. 

Il tranello della madre per farla tornare e ucciderla

Un dettaglio inquietante, che fa correre i brividi lungo la schiena anche al peggiore dei genitori. Il grottesco episodio risale a dicembre scorso quando la famiglia, non avendo notizie della figlia, aveva deciso di trarla in inganno per tornare a casa.

Nessuno di loro, evidentemente, preoccupato per la sua sorte, ma toccati da un disonore che ha più importanza dell’amore. Per la famiglia Abbas l’unica soluzione era far fuori l’adolescente che aveva osato disonorare la famiglia. E quale miglior tranello se non un messaggio da parte della madre? 

E così è stato. Nazia Shaheen, mamma di Saman, le ha inviato un SMS nel quale si legge: “Ti prego fatti sentire, torna a casa. Stiamo morendo. Torna, faremo come ci dirai tu”. Messaggio inviato, come si evidenziava poc’anzi, mentre la 18enne si trovava nella comunità protetta.

Quel ritorno a casa tanto incitato dalla madre sarebbe stato l’ultimo perché, di fatto, stando alle ricostruzioni di quelle ultime ore, Saman sarebbe stata uccisa appena rientrata in contatto con la famiglia. 

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Tutti indagati per l’omicidio di Saman

La madre Nazia assieme al padre Shabbar – entrambi latitanti in Pakistan – sono attualmente indagati per concorso in omicidio assieme a Danish Hasnain, zio della vittima e con ogni probabilità esecutore materiale dell’uccisione. Indagati inoltre i cugini Nomanulhaq (ipoteticamente latitante in Europa assieme allo zio), e Ikram Ijaz, ora detenuto in un carcere emiliano dopo essere stato arrestato lo scorso 28 maggio in Francia mentre tentava di raggiungere la Spagna.

Si cerca il corpo incessantemente

Mentre proseguono le indagini e le ricerche dei familiari, a Novellara si cerca incessantemente il corpo di Saman, in particolare nei terreni di proprietà della famiglia e adiacenti all’abitazione.

Sequestrando le telecamere, infatti, gli inquirenti hanno scoperto delle clip dove alcuni familiari si aggiravano senza la ragazza con una pala in mano. La 18enne, inoltre, venne vista entrare in casa ma nessuno, di fatto, l’ha vista uscire. I resti di Saman, dunque, si troverebbero ancora nel terreno della casa di famiglia. Le ricerche della giovane donna sono, tuttavia, estremamente complesse: i campi sono estremamente vasti e, senza un’indicazione alcuna, gli inquirenti e i soccorritori non possono far altro che andare a tentoni. Il terreno viene costantemente sondato attraverso dei carotaggi e si prosegue incessantemente nella ricerca. Gli inqurenti hanno fino all’ultimo sperato che il cugino fermato in Francia mentre tentava di fuggire in Spagna fosse in grado di fornire maggiori informazioni, ma quest’ultimo si è avvalso della facoltà di non rispondere. 

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