Pianificava un attentato alla Regina: i drammatici dettagli e il precedente

Voleva uccidere anche la Regina Elisabetta II Sudesh Amman, l’attentatore che nel 2020 è stato ucciso dalla polizia dopo che aveva accoltellato per strada un uomo e una donna presi a caso. Questo secondo quanto emerso dall’udienza che in queste ore si sta svolgendo nel Regno Unito riguardo alle responsabilità del sistema giudiziario e di sorveglianza sulla gestione del caso Amman.

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A quanto emerso dall’inchiesta ci sarebbero effettivamente delle negligenze e delle falle nel sistema di difesa per quanto riguarda gli attacchi terroristici. Sudesh Amman di 20 anni era stato condannato a 40 mesi di reclusione sul finire del 2018 in quanto era stato indicato come soggetto radicalizzato e dichiarato colpevole per aver istigato ad attività di carattere terroristico.

Il problema e di conseguenza la falla nel sistema è stato che Amman dopo aver scontato nemmeno la metà dei mesi di carcere previsti, era stato rilasciato, tutto questo nonostante in carcere il ventenne avesse dimostrato di essere sempre più violento. Inoltre avrebbe condiviso con altri detenuti dei proclami estremisti.

La vicenda di Sudesh Amman è finita quando nel febbraio 2020 è stato ucciso dalla polizia dopo l’attentato nel quartiere di Streatham.
Secondo quanto emerso dal rapporto Amman stava progettando anche un attentato ai danni della Regina Elisabetta, ma non si sa molto di più su questo aspetto.

Il precedente: la Regina subì un attentato nel 1981 in Nuova Zelanda

La Regina Elisabetta II però non è nuova agli attacchi di matrice terroristica, nel 1981 infatti mentre si trovava in Nuova Zelanda un ragazzo di 17 anni si era nascosto al quinto piano di un edificio lì vicino con lo scopo di ucciderla. A quel punto Christopher Lewis, questo il nome del ragazzo, aveva sparato un colpo di fucile verso la sovrana britannica, ma il colpo la mancò.

Lewis venne arrestato, ma non fu imputato per tentato omicidio, infatti gli unici capi d’imputazione furono il possesso illegale di armi da fuoco e lo sparo in pubblico.
Christopher Lewis si suicidò in carcere nel 1997 dopo essere stato in seguito condannato per rapina.

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