Cannio dopo la morte del piccolo Samuele: “L’ho solo preso in braccio”. Ma emergono video shock

Ad alcune ore dal posto in stato di fermo di Mariano Cannio, il domestico ad ore che lavorava presso la famiglia di Samuele Gargiulo, il bambino di appena 4 anni che è precipitato dal terzo piano della palazzina dove viveva, emergono nuovi sconcertanti dettagli sull’intera vicenda.

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Innanzitutto ci sarebbero alcuni video comparsi su Tik Tok e Facebook dove viene ripreso il piccolo Samuele Gargiulo che, in dialetto napoletano, pronuncia frasi del genere: “Ti prendo e ti butto di sotto perché tu sei una ‘lota’” (sostanzialmente una schifezza, un essere immondo).

Ma non è finita qui perché gli inquirenti starebbero indagando anche in merito ai lividi presenti sul corpo del bambino, lividi presenti all’altezza dei fianchi, e che potrebbero risalire a una colluttazione avvenuta prima di precipitare dal balcone.

Mariano Cannio, 38 anni, si è costituito in via Medina dopo l’accaduto. Messo sotto torchio dagli inquirenti però il domestico, con pregressi problemi psichici, ha respinto tutte le accuse che lo vedono come colpevole di aver lanciato il bambino volontariamente.

L’uomo, infatti, ha detto chiaramente di averlo solo “preso in braccio, non so come sia poi caduto dal balcone“. Nonostante le accuse respinte l’uomo rimane in stato di fermo, soprattutto alla luce dei nuovi indizi emersi.

E c’è chi ha filmato il corpo agonizzante di Samuele per poi postare il video in rete

Intanto il “tribunale” dei social media si è scatenato – dando vita ad un vero eproprio linciaggio mediatico. I giustizieri del web hanno infatti divulgato le foto senza censura di Mariano Cannio commentando: “Tutti devono sapere chi è, non va tutelato” e “l’immagine deve essere di dominio pubblico“.

Oltre a questo il quotidano ‘Il Riformista’ mette in risalto il fatto che ci sono stati degli sciacalli anche sul piccolo Samuele, sciacalli che ne hanno filmato il corpo agonizzante dopo la caduta dal terzo piano, le immagini poi sarebbero finite sui social.

Un’assurda mancanza di rispetto per il dolore di una famiglia e soprattutto per la vita di un bambino di appena 4 anni.

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