Allarme femminicidi in Messico: i numeri di una carneficina

Ha assunto ormai le sembianze di una triste conta, si aspetta solo di aggiungere un  altro nome alla lista. Secondo un nuovo rapporto pubblicato da Amnesty International, infatti, almeno dieci donne e ragazze giovanissime vengono uccise ogni giorno in Messico. E come se non bastasse, le famiglie delle vittime sono spesso lasciate da sole a svolgere le indagini sugli omicidi delle figlie e delle mogli nell’indifferenza più totale da parte delle autorità.

Il disumano rapporto, diffuso lunedì dall’Ong, documenta sia l’entità delle violenze sia il preoccupante disinteresse da parte delle forze di polizia messicane nel prevenire o risolvere gli omicidi. “Il Messico continua a non adempiere al suo dovere, investigare, e quindi al suo dovere di garantire il diritto alla vita e all’integrità personale delle vittime, nonché di prevenire la violenza contro le donne”, afferma il rapporto “Justice on Trial”. “La violenza femminicida e le carenze nelle indagini e nella prevenzione nel Messico settentrionale non sono aneddotiche, ma fanno piuttosto parte di una realtà più ampia nel paese”, sottolinea il rapporto.

Il fenomeno del femminicidio è purtroppo diffuso in Messico da decenni, uno degli episodi più cruenti della spirale di omicidi a danno delle donne è avvenuto durante gli anni Novanta, causando la morte di circa 400 ragazze a Ciudad Juárez, città al confine col Texas. Negli ultimi anni, la voce delle donne si è fatta sentire con un crescente movimento femminista, promotore di massicce proteste in piazza contro la violenza di genere, ma le autorità si sono dimostrate riluttanti ad agire per contrastare gli omicidi.

“È sempre una questione di volontà politica”, ha detto Maricruz Ocampo, attivista femminista nello stato di Querétaro. Come riportato dal Guardian, la Ocampo ha fatto parte di alcune lobbies, pressando sui governatori statali perché pubblicassero un avviso ogniqualvolta la soglia dei femminicidi avesse raggiunto livelli scandalosamente alti. Una mossa per sensibilizzare e mobilitare risorse, eppure i funzionari spesso desistono, ha aggiunto la Ocampo, poiché i governatori si preoccupano dell’immagine dei loro stati e degli investimenti finanziari. “Si rifiutano di riconoscere che c’è un problema”, ha concluso.

Per Obrador il femminicidio è un’esagerazione delle femministe

Anche il presidente del Messico, Andrés Manuel López Obrador, ha minimizzato il problema, bollando le donne che protestavano l’8 marzo, Giornata internazionale della donna, come conservatrici e affermando, inoltre, che una mano oscura abbia manipolato le manifestazioni. Interrogato l’anno scorso sull’aumento della violenza contro le donne, ha risposto: “Dite a tutte le donne del Messico che sono protette e rappresentate, che stiamo facendo tutto il possibile per garantire pace e tranquillità e che capisco che i nostri avversari stanno cercando un modo per affrontarci”. Nel 2020 il Messico ha registrato 3.723 omicidi di donne; circa 940 di questi sono stati indagati come femminicidi, quasi un quarto delle uccisioni.

Il rapporto di Amnesty si è concentrato, però, sullo stato del Messico, stato appartenente all’omonima repubblica federale, dalla vasta collezione di cruenti sobborghi che circondano Città del Messico su tre lati. Lo stato del Messico è diventato famoso per i femminicidi negli ultimi dieci anni e per il modo in cui l’ex presidente, Enrique Peña Nieto, ex governatore dello stato del Messico, ha ignorato il problema.

Il rapporto ha rilevato casi in cui le famiglie svolgono il lavoro di indagine da soli, perché ignorati dagli investigatori. In molti casi, per negligenza e noncuranza, le autorità hanno contaminato le scene del crimine o hanno maltrattato le prove. Spesso non hanno nemmeno seguito indizi come le informazioni di geolocalizzazione dai telefoni cellulari delle vittime.

Nel caso di Julia Sosa, i cui figli credono che sia stata uccisa dal suo compagno, due figlie hanno trovato il suo corpo sepolto nella proprietà del sospettato, ma hanno dovuto aspettare ore prima che la polizia arrivasse e perquisisse la scena del crimine. Una delle sue figlie ha ricordato durante il processo come l’ufficiale di polizia si stesse addormentando. Il compagno di Sosa si è poi impiccato, spingendo la polizia a chiudere il caso, anche se i familiari hanno detto che c’erano più piste da seguire.

Negli stati pieni di violenza da parte dei cartelli della droga, gli attivisti affermano che i casi di femminicidi non vengono indagati a causa dell’impunità che è all’ordine del giorno. “Le autorità dicono che è criminalità organizzata e basta”, ha dichiarato Yolotzin Jaimes, attivista per i diritti delle donne nello stato meridionale di Guerrero. “Molti di questi aggressori trovano protezione con la scusa della criminalità organizzata”.

La persistenza dei femminicidi è in netto contrasto con le recenti conquiste del movimento delle donne in Messico. La corte suprema del paese ha depenalizzato l’aborto all’inizio di questo mese. Un nuovo congresso, recentemente insediato, ha raggiunto la parità di genere e sette governatrici saranno insediate entro la fine dell’anno, rispetto alle sole due prima delle elezioni dello scorso giugno

La depenalizzazione dell’aborto butta fuori un po’ di rabbia rispetto alla pressione che guida le proteste “perché parte delle richieste riguardava il diritto di scelta”, ha spiegato la Ocampo. “Ma quando si tratta di violenza, la vediamo ancora ovunque” e purtroppo non solo in Messico.

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