Chi è stato Franco Cerri aka l’uomo in ammollo, grande jazzista: se n’è andato a 95 anni

È morto a 95 anni Franco Cerri, virtuoso chitarrista e tra i più importanti e rinomati jazzisti italiani di sempre. Nella sua lunga carriera, il chitarrista milanese ha suonato dal vivo con alcuni dei mostri sacri del Jazz del secolo scorso, da Billie Holiday a Chat Baker a Dizzy Gillespie, e spesso ha collaborato anche con altri grandi chitarristi come lui, da Django Reinhardt a Wes Mongomery. Cerri ha avuto anche una breve parentesi attoriale, recitando in “L’uomo che bruciò il suo cadavere”, film diretto e prodotto da Gianni Vernuccio nel 1963.

In Italia, il suo nome è affiancato ad artisti come Mina, Renato Carosone, Roberto Vecchioni e Johnny Dorelli, incidendo anche moltissimi dischi, ha infatti 35 album all’attivo, con varie formazioni, ma la televisione lo affascinò sempre, al punto da divenire prima divulgatore musicale per la Rai e poi attore di un iconico spot che lo legò indissolubilmente al magico mondo del Carosello, anche se in realtà era già attivissimo nel mondo della pubblicità, soprattutto milanese, fin dalla fine degli anni ’50.

Uomo in ammollo

Franco Cerri, ovvero l’uomo ammollo

Oltre ad aver curato le musiche di tantissimi Caroselli per importanti marchi italiani del boom economico, insieme all’orchestra di Gianfranco Intra ed Enrico Rava, ma anche con Enzo Jannacci, Franco Cerri si è reso protagonista, tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio degli anni Settanta, di uno sketch pubblicitario del Bio Presto, il detersivo che garantiva di sciogliere perfino lo sporco impossibile, divenendo il famosissimo “uomo in ammollo”; Cerri, infatti, era immerso fino al collo dentro una lavatrice dalla quale emergeva solo la testa, mentre con una mano reggeva lo scatolo del Bio Presto.

Come ricordato da Marco Giusti su Dagospia, l’acqua in cui galleggiava l’uomo in ammollo non era affatto semplice acqua, ma acqua distillata e per sopportare il freddo, sotto la camicia Cerri indossava una muta da sub, mentre dei pesi lo tiravano a fondo per renderlo così naturale, in una reclame divenuta storica per la pubblicità italiana.

Il figlio Nicolas ha voluto ricordare in un post su Facebook suo padre pubblicando una foto di 3 chitarre: “Le sette note e le tre chitarre salutano con tanto affetto Franco Cerri, grande musicista e grande uomo. Fai buon viaggio, babbo”.

Anche il pianista Stefano Bollani ha voluto omaggiare con un Tweet Franco Cerri: “#FrancoCerri, fra i primi a parlare di jazz al pubblico televisivo. Una vita passata a suonare, insegnare e divulgare musica col sorriso sulle labbra e la gentilezza nel cuore. Un abbraccio forte a tutta la sua famiglia.”

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