“Vuoi cambiare la tua vita?”: è ormai psicosi Squid Game – tutti i casi

Sull’onda del successo della serie scoppia il caso ‘Squid Game’. Dai biglietti fuori dalle scuole alle pasticche di ectasy con i simboli della serie vendute ai bambini su Facebook e l’ “un due tre stella” a suon di schiaffi, è oramai psicosi collettiva. E la critica arriva anche da nientepopodimeno che Jim Jong-Un…

E’ oramai incontrollabile l’onda ‘Squid Game’, la serie tv Netflix altamente distopica, dove un gruppo di cinquecento persone in gravissime difficoltà economiche decidono di sottoporsi a una serie di giochi (mortali) con lo scopo di riuscire a vincere l’ingente montepremi finale.

Nel giro di pochissimo tempo, infatti, ‘Squid Game’ è diventata un vero e proprio cult, con milioni di spettatori in tutto il mondo.

Si tratta delle serie Netlix più di vista di sempre. Il dramma sudcoreano ha infatti accattivato moltissimi utenti mettendo in scena delle immagini di sparatorie, espianti di organi e accoltellamenti. La morte delle persone che perdono ai giochi viene eseguita da uomini in tuta rossa.

E gli effetti sulla società non sono tardati ad arrivare. I tratti distopici e violenti della serie hanno infatti generato una psicosi collettiva, al punto che alcuni esperti hanno lanciato l’allarme per il potenziale impatto sui più giovani.

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Psicosi Squid Game: è allarme fuori dalle scuole

La dottoressa Sandra Wheatley, esperta di bullismo, ha messo in guardia sul fatto che questa serie potrebbe danneggiare lo sviluppo sociale ed emotivo dei giovani.

Ed effettivamente, dall’Italia all’Inghilterra fino al Belgio, si stanno verificando tutta una serie di fenomeni legati alla serie che potrebbero seriamente mettere in pericolo i più giovani.

Ad allarmare è soprattutto quello che accade dentro e fuori le scuole. La Wheatley, ad esempio, ha riportato di essere venuta a conoscenza di una serie di e-mail circolanti nel Regno Unito nelle quali si riporta che nelle scuole bambini e giovani sono stati visti “giocare” a Squid Game.

In Belgio, invece, il gioco “Un due tre stella!” si è trasformato nella versione Squid Game, dove i bambini che si muovevano ricevevano uno schiaffo in pieno volto. A confermarlo allarmata la mamma di una bambina, la quale non riusciva a capire perché la figlia venisse schiaffeggiata.

Ma il fenomeno squid game non ha tardato ad arrivare anche in Italia.

Come riportato da ‘Il Messaggero’, infatti, fuori da alcune scuole romane sono stati rinvenuti dei biglietti, con annesso numero telefonico, nei quali si invitava il ricevitore del biglietto a giocare a ‘Squid Game’.

I bambini e i ragazzi, si sa, sono curiosi, e in tantissimi sono stati tentati nel chiamare il numero riportato.

Provando a chiamare il riferimento telefonico si sente squillare a vuoto, fino a quando non risponde una sorta di segreteria che fa partire l’inquietante canzoncina della serie.

I biglietti, oltre ad essere lasciati sotto le porte delle case di persone con palesi difficoltà economiche, sono stati dunque distribuiti al di fuori di una serie di scuole oltre che nelle cassette della posta di alcuni palazzi della capitale.

Ma non è finita qui.

Ieri mattina all’interno di un istituto elementare, il Santa Dorotea di via Matera, il “gioco del calamaro” (da cui prende il nome la stessa serie) è stato riprodotto prima delle lezioni da parte degli studenti.

A notare cosa stesse accadendo la suora a capo dell’istituto, suor Alberta, la quale ha immediatamente scritto ai genitori degli alunni:

“Questa mattina dei bambini di quarta stavano giocando tra loro […] Mi sono informata, mi hanno parlato di una serie tv, anche perché i ragazzini mi hanno detto che stavano facendo il gioco del calamaro…”.

A quanto sembra, infatti, alcuni maschi si mettevano dietro le porte per non far entrare le ragazze e pestarsi, ispirandosi a quanto accade nel gioco della serie.

Alla fine, però, ne è risultata una sorta di psicosi eccessiva.

Nel corso della serata, infatti, è venuto fuori che si trattava, in realtà, non di una challenge per istigare i più giovani al suicidio, ma di una trovata pubblicitaria di un’agenzia immobiliare.

La psicosi ‘Squid Game’ anche online: la vendita sui social delle pasticche ispirate alla serie

Dall’altra parte dell’Europa, in Inghilterra, arriva un altro allarme, questa volta riguardante i social.

Moltissime famiglie si sono infatti allarmate in quanto moltissimi bambini e giovani sono entrati in contatto con la vendita di pasticche di ectasy ispirate alla rinomata serie.

Secondo i genitori si tratterebbe di spacciatori che starebbero cavalcando l’onda del successo del dramma coreano al fine di vendere maggior roba possibile.

Alcuni dei parenti hanno deciso di condividere quanto notato sui social, al fine di mettere in  guardia più persone possibile.

“Mia figlia, 15 anni, è stata contattata su Messenger per delle pillole”, ha scritto un padre, che ha aggiunto: “Il profilo Facebook era falso, ma le è stato chiesto se le sarebbero piaciuti i nuovi tablet Squid Game”.

E anche in Inghilterra non sono mancati bambini che si sono picchiati fra di loro al fine di emulare il gioco della serie.

In Francia, invece, cinque bambini sono stati condotti d’urgenza presso il George-Sand College di Crégy-lès-Meaux dopo essere rimasti feriti in un fuggi fuggi generale all’interno di uno strettissimo corridoio nella scuola.

Kim Jong-un attacca la serie tv: “Mostra la natura bestiale della società sudcoreana”

Come se non bastasse, la serie tv sudcoreana è diventata anche un caso geo-politico, perché a intervenire in merito è stato nientepopodimeno che il leader nordcoreano Kim Jong-un, che ha attaccato senza mezzi termini la serie tv.

Per Kim Jong-un ‘Squid Game’ mostra la natura bestiale della società sudcoreana“.

E ovviamente il tutto è stato condito con parole di chiara valenza politica atte a screditare davanti al mondo e non solo davanti alla Nord Corea i “fratelli” sudcoreani:La serie è una metafora della società iniqua dove il forte sfrutta il debole. Dove l’umanità è alienata dalla competizione portata all’estremo”.

Singolare che queste parole vengano pronunciate proprio da Kim Jong-un, visto che le stesse calzano a pennello per la società nordcoreana.

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