“Ho il cuore in pezzi”: ucciso a colpi di pistola l’atleta olimpico Alex Quiñónez

Il corridore olimpico Alex Quiñónez è stato ucciso nella sua città, a Guayaquil. La morte è stata confermata da Roberto Ibáñez, presidente della Federazione Sportiva Guayas. A riguardo a dedicato un post sul suo account Twitter:

Questo il suo struggente addio: “Il mio cuore è totalmente distrutto, non trovo le parole per descrivere il vuoto che sento. Non riesco a credere per quanto ancora continueremo a vivere con così tanto dolore e insicurezza. Riposa in pace caro Alex, mi mancherai per tutta la vita“.

Ibáñez si riferisce al fatto che negli ultimi tempi la città di Guayaquil è diventata il focus dell’aumento della criminalità.

Secondo le testimonianze Quiñónez è stato ucciso venerdì con un colpo d’arma da fuoco da uno sconosciuto, insieme a lui è morto anche un suo amico. I due si trovavano all’uscita di un centro commerciale. La polizia sta investigando sull’accaduto.

Il corridore ecuadoriano aveva partecipato alle Olimpiadi di Londra 2012 dove ha segnato nei 200 metri piani un record nazionale di 20,28 secondi nelle manche ed è arrivato settimo in finale.

Nel Campionato Mondiale in Qatar del 2019 aveva vinto la medaglia di bronzo (sempre nei 200 piani), dietro Noah Lyles (USA) e Andre De Grasse (Canada).

Come si evince dalle risposte al tweet di Ibáñez, molti atleti compiangono la scomparsa di Alex. Tra questi il portoghese David Lima, che scrive: “Questa mattina arrivano notizie devastanti dall’Ecuador. Alex Quiñónez, vincitore del bronzo per i 200m al WC 2019 è stato ucciso in strada. Roba da spezzarsi il cuore“.

Anche il Ministero dello Sport si è espresso, descrivendo Quiñónez come “il miglior corridore nella storia dell’Ecuador“.

Quiñónez si era anche classificato per le ritardate olimpiadi di Tokyo 2020 ma non ha potuto partecipare dopo la mancata consegna dei test antidoping di routine. Il Comitato Olimpico Internazionale ha sospeso la sua partecipazione e anche se l’atleta ha impugnato la sentenza, la sanzione è stata confermata.

La morte è avvenuta nel quarto giorno di una stato d’emergenza dichiarato dal presidente Guillermo Lasso, per provare a fermare l’aumento della criminalità nel paese.

Quella della criminalità in Ecuador è una vera e propria emergenza: basti pensare che l’anno scorso, anno segnato dalla pandemia, il tasso di morti violente è aumentato di un punto – da 6,8 a 7,7 ogni 100.000 abitanti – e il numero di omicidi è aumentato dai 1188 del 2019 e i 1357 del 2020 (nonostante le limitazioni del caso legate alla pandemia).

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