Fredda il dipendente in pieno giorno in officina: nei guai titolare legato alla ‘ndrangheta

Arriva la ricostruzione degli inquirenti delle dinamiche dell’esecuzione di Salvatore Silipo, il 29enne freddato in pieno giorno nell’officina dove lavorava dal suo titolare, il 70enne Dante Sestito. E sull’omicidio compare l’ombra della ‘ndrangheta..

Lo ha ucciso in pieno giorno nell’officina, con ogni probabilità facendolo inginocchiare per poi freddarlo con un colpo alla nuca.

E’ questo quello che emerge dalle prime ricostruzioni degli inquirenti sull’omicidio avvenuto a Reggio Emilia per mano di Dante Sestito, 70enne proprietario dell’officina Dantestore a Cadelbosco Sopra, nel Reggiano

La vittima è Salvatore Silipo, 29 anni, dipendente dell’officina. Di professione meccanico, era originario di Cutro, lo stesso paese dell’assassino, e viveva a Gualtieri.

Proprio pochi giorni prima era diventato padre di una bimba.

Silipo, così come Sestito, era già noto alle forze dell’ordine per spaccio di cocaina.

Le dinamiche dell’omicidio di Salvatore Silipo

L’omicidio, avvenuto attorno alle 15.15, sarebbe stato, in realtà, una vera e propria esecuzione. 

Stando a quanto riferito dagli inquirenti, la vittima sarebbe giunta presso l’officina dopo essere stata chiamata dai figli del titolare.

Poi una discussione, breve ma accesa, a seguito della quale Silipo sarebbe stato fatto inginocchiare per poi essere freddato alla nuca. 

L’omicida è stato poi bloccato da una pattuglia di carabinieri che transitava nella zona. I militari sono stati allertati dal cugino della vittima che si era messo sulla strada.

Una volta giunti presso l’officina le forze dell’ordine hanno colto “quasi” in flagrante Sestito con ancora l’arma in mano. Una volta disarmato, è stato tratto in arresto.

L’arma del delitto – un revolver Smith e Wesson calibro 44 magnum attualmente posta sotto sequstro – è detenuta illegalmente oltre che rubata nel gennaio del 2019 a Pieve di Cento, nel Bolognese.

La ‘ndrangheta dietro l’omicidio di Salvatore Silipo?

Non sono due cognomi qualunque, quelli di Silipo e Sestito. Entrambi rimandano infatti ad alcuni processi legati alla ‘ndrangheta ed entrambi hanno precedenti.

Ma soprattutto l’officina di Sestito è già stata oggetto di indagine. Secondo gli inquirenti, infatti, veniva utilizzata, come riporta il ‘Fatto Quotidiano’, per emettere fatture false ed è stata interessata da reati di natura fiscale nell’ambito del processo Billions.

Il movente è ancora da appurare ma quel che è certo, oltre ai precedenti di entrambi, è il fatto che la vittima fosse parente di Angelo Salvatore Cortese, pentito nonché testimone chiave nei processi per le infiltrazioni delle cosche calabresi nel territorio emiliano.

 

 

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