Addio al fotografo Dino Pedriali, l’uomo che “denudò” Pasolini

Si è spento in una clinica di Roma, dove era ricoverato, all’età di 71 anni, il grande fotografo Dino Pedriali, l’uomo che immortalò moltissimi uomini di cultura, da Moravia ad Andy Wharol, da Man Ray a Pierpaolo Pasolini.

Era nato nel 1950 e aveva cominciato a lavorare, molto giovane, nel circuito di Anselmino.

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Il suo talento non tarda a farsi notare e negli anni ’60 diventa assistente del grande Man Ray, che lo sceglie mentre si trova in viaggio in Italia.

A quel punto però nel 1975 lo scrittore e regista Pierpaolo Pasolini convoca Pedriali nella sua casa di Chia, nel viterbese.

Durante questo anno Pasolini sta lavorando a ‘Petrolio’ – quello che poi sarebbe diventato il suo testamento letterario. Pasolini pensa a Pedriali per le foto da allegare proprio al volume. Così il venticinquenne Dino si mette alla macchina fotografica e comincia a ritrarre il grande artista.

Ritrae Pasolini mentre si trova alla sua Lettera 22, mentre dorme, mentre legge. Ma anche mentre si trova in momenti di piena intimità, ovvero mentre si trova completamente nudo nel suo giardino. Queste immagini poi diverranno famose e saranno persino oggetto di mostre fotografiche.

“Con Pasolini non avrei fatto sesso, ma solo l’amore”: la confessione del fotografo alla sua ultima mostra

Il nudo di Pasolini non è l’unico immortalato da Pedriali, soprattutto perché per il fotografo il nudo sarà espressione di comprensione dell’uomo ma il suo legame con il grande scrittore e regista, che morirà assassinato di lì a poco (il 2 novembre 1975), resterà fino alla fine la cosa più preziosa per Pedriali e per questa ragione i nudi di Pasolini avranno un valore maggiore rispetto a qualsiasi altro.

Tanto che lo scorso anno, in occasione della sua ultima mostra, arrivò a dichiarare: “Con Pasolini non avrei fatto sesso, ma soltanto l’amore, mi ero innamorato di lui, non ho mai avuto modo di esprimerlo“.

Ma la vicenda delle foto dei nudi di Pasolini gli procurò anche una grave depressione, infatti proprio a causa di questi scatti una nipote del regista intentò una causa a Pedriali: la vicenda lo amareggiò a tal punto da portarlo alla depressione.

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